I ribelli alle porte di Damasco, panico in città. Assad «pronto ad un accordo, anche per l’esilio»
Usa: «Il regime può cadere a giorni». Tajani: «Pronti all’evacuazione dei nostri connazionali»Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Ore fatali circondano il destino politico della Siria, travolta da una guerra mondiale in corso sul suo territorio da quasi 14 anni, e che si appresta a scrivere una nuova pagina al libro della sua storia millenaria: il presidente Bashar al Assad, da un quarto di secolo al potere dopo averlo ereditato dal padre Hafez per trent'anni ai vertici del regime, è da più parti indicato come un raìs in fuga. E gli insorti dal sud e dal nord del Paese sono già alle porte di Damasco dopo una clamorosa e inaspettata marcia trionfale, cominciata solo dieci giorni fa dalla remota regione nord-occidentale di Idlib al confine con la Turchia, che ha travolto roccaforti governative, russe e iraniane come Aleppo e Hama.
Sulla sorte del raìs, intanto, si rincorrono le indiscrezioni che lo vedono tutte già fuori dalla Siria, in fuga, nonostante il suo ufficio abbia provato a smentire le voci, affermando che si trova ancora a Damasco. Secondo fonti informate alla Bloomberg sarebbe invece a Teheran, "pronto a trattare anche per un esilio sicuro”.
GLI INCONTRI – A Doha, in Qatar, intanto si è svolta l'attesa riunione cui hanno partecipato i ministri degli esteri di Russia, Iran e Turchia. Nelle stesse ore, ma prima che il presidente eletto americano Donald Trump affermasse che non è interesse di Washington farsi coinvolgere nel conflitto siriano, si è riunito nella capitale sul Golfo il quartetto di Paesi occidentali molto vicini a Israele: Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna e Germania. E secondo fonti presenti alla riunione, a cui hanno partecipato rappresentanti dell'Ue e l'inviato speciale Onu per la Siria, Geir Pedersen, dall'incontro è emersa la volontà occidentale di avviare a Ginevra, la settimana prossima, un processo di transizione politica post-Assad che eviti nuovi spargimenti di sangue e allontani lo spettro del collasso dello Stato siriano mettendo allo stesso tavolo tutte le parti coinvolte.
GLI ITALIANI – La priorità dell'Italia, come ribadito nel pomeriggio dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, è al momento quella di "tutelare la sicurezza dei concittadini che vivono in Siria". In questa fase critica del conflitto, Tajani ha convocato una riunione all'Unità di crisi, con gli ambasciatori della regione in collegamento, per fare il punto della situazione. A partire dagli sforzi per tutelare i circa trecento connazionali nel Paese ripiombato nella guerra civile. Al momento, diverse decine di persone si sono già spostate in Libano e Giordania, ma la sede diplomatica di Damasco "è pronta a organizzare le evacuazioni" di tutti coloro che lo chiederanno.
La situazione sul terreno è preoccupante e viene costantemente monitorata ma allo stesso tempo, ha rilevato Tajani, «al momento non ci sono preoccupazioni» per l'incolumità degli italiani.
(Unioneonline/v.l.)