Continua a tenere banco, in Francia, il cosiddetto Penelopegate, il caso incentrato sulla moglie di François Fillon, candidato dei conservatori alla prossime elezioni presidenziali, che avrebbe beneficiato di un impiego fittizio in Parlamento, quando il marito era deputato, tra il 1998 e il 2007.

A caccia di indizi, la polizia transalpina ha condotto una serie di perquisizioni negli uffici dell'Assemblea nazionale a Parigi.

Nel corso dei controlli, riferiscono fonti di stampa, gli uomini dell'Ufficio centrale per la lotta alla corruzione avrebbero sequestrato numerosi documenti.

Le stesse fonti precisano che dalle indagini preliminari risulterebbe che Penelope non aveva né badge né una casella mail ufficiale, circostanze che, secondo gli investigatori, avvalorerebbero la tesi dell'impiego fittizio.

Ma per l'avvocato di Fillon, la cui campagna elettorale potrebbe essere pesantemente compromessa a causa dello scandalo, l'assenza del tesserino di riconoscimento e dell'account di posta "non proverebbero nulla, in quanto molti altri assistenti parlamentari non li posseggono".

L'inchiesta prosegue e si prevedono altre rivelazioni.

Come quella de Le Canard Enchaîné, pubblicazione satirica i cui articoli hanno dato il via al caso.

Secondo il giornale, sarebbero 900mila gli euro incassati da madame Fillon durante la "finta" collaborazione.

Non solo: anche i figli dell'aspirante presidente avrebbero beneficiato di contratti non regolari.

Fillon non è l'unico candidato all'Eliseo sulla graticola: la leader della destra ed eurodeputata del Front National Marine Le Pen è alle prese con la richiesta, da parte dell'Ue, di restituzione di circa 300mila euro che sarebbero stati percepiti indebitamente.

FILLON E LA MOGLIE INTERROGATI DALLA PROCURA - VIDEO:

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