Carles Puigdemont prende tempo: il presidente catalano ha rinviato e spostato dalla sede del governo a quella del Parlamento la dichiarazione in cui, secondo il quotidiano La Vanguardia, dovrebbe sciogliere il Parlamento e indire elezioni anticipate previste per il 20 dicembre.

Questa la mossa per evitare l'applicazione dell'articolo 155 della Costituzione e il commissariamento che il Senato spagnolo dovrebbe approvare domani.

Una decisione che porterebbe però Puigdemont a inimicarsi gli indipendentisiti, da stamattina in piazza per chiedergli di proclamare l'indipendenza della regione.

A scendere in strada sono stati soprattutto studenti ed esponenti del movimento Universitari per la Repubblica: "Traditori", urlano i manifestanti all'indirizzo dei governanti catalani. "Non accetteremo elezioni anticipate, oggi bisogna proclamare una repubblica catalana in base ai risultati del referendum del 1 ottobre".

E forse proprio per questo il presidente della Generalitat sta ancora prendendo tempo.

Rajoy, dal canto suo, non si sbilancia e attende le dichiarazioni di Puigdemont prima di dare la sua risposta. Ma il Psoe, che fa parte della maggioranza di governo, sostiene che se venissero convocate elezioni anticipate Madrid non dovrebbe più applicare l'articolo 155: "Mancherebbero i presupposti giuridici e politici".

Secondo indiscrezioni della stampa catalana, a convincere Puigdemont a indire elezioni anticipate per tirarsi fuori dal vicolo cieco in cui si è cacciato, sarebbero stati il capo del governo autonomo basco Lehendari e il leader nazionalista basco Inigo Urkullu.

Nelle mediazioni si sarebbero inseriti anche molti imprenditori catalani, sempre più preoccupati dal fuggi fuggi delle aziende: sono più di 1500 le imprese che hanno trasferito la sede sociale dalla Catalogna ad altre regioni spagnole, secondo il presidente della Confindustria iberica Juan Rossel.

(Redazione Online/L)

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