I legali di Shmuel Peleg, nonno materno di Eitan Biran, presenteranno la prossima settimana ricorso contro la sentenza del giudice del Tribunale della Famiglia di Tel Aviv che ha riconosciuto le ragioni di Aya Biran Nirko - zia paterna del piccolo - in base alla Convenzione dell'Aja sulla sottrazione dei minori.

Lo ha detto l'avvocato di Peleg Ronen Dlayahu in una intervista alla radio pubblica Kan.

"Il ricorso - ha spiegato - dovrebbe essere presentato la settimana prossima perché i tempi sono stretti secondo la convenzione dell'Aja". Dlayahu ha poi criticato il dibattimento presieduto dalla giudice Iris Ilotovich Segal in quanto "si è concentrato solo sulla questione se (Eitan, ndr) sia stato prelevato in maniera illegittima, ma non ha discusso del bene del bambino. Anche nell'ambito della convenzione dell'Aja ci sono argomentazioni importanti riguardo la protezione (paragrafo 13b), ossia quale danno potrebbe verificarsi se fosse riportato indietro".

A giudizio del legale "si tratta di un caso molto particolare sia in Israele sia nel mondo in cui a contendersi un minorenne non sono i genitori, ma membri della famiglia allargata".

Riferendosi alla necessità che Eitan trovi "pace e la tranquillità", l'avvocato ha detto che Peleg sta cercando "soluzioni" ma che "per danzare il tango bisogna essere in due" alludendo così alla famiglia di Aya Biran. Quindi ha sottolineato di dissentire dalla sentenza della giudice Ilotovich Segal che ha ritenuto non provata la volontà dei genitori di Eitan di voler rientrare in Israele.

"Dalle prove prodotte - ha sottolineato il legale - avevano un'intenzione inequivocabile di tornare nel Paese. La volontà, l'intenzione dei genitori era molto significativa: vedevano questo posto come il centro della loro vita". 

LA SORVEGLIANZA – Nel frattempo il tribunale israeliano "su istanza della tutrice" di Eitan, la zia paterna Aya, "ha accolto le sue preoccupazioni ordinando che venga negoziato un nuovo accordo che preveda la sorveglianza di terza parte per le visite di Eitan alla famiglia Peleg", ossia quella dei nonni materni.

Lo hanno chiarito i legali italiani di Aya, gli avvocati Grazia Cesaro e Cristina Pagni.

"Rispetto alle accuse rivolte alla zia paterna di non rispettare gli accordi di alternanza nella custodia del minore - hanno poi chiarito - precisiamo che in data 27 ottobre 2021, il tribunale in Israele, su istanza della tutrice, ha accolto le sue preoccupazioni ordinando che venga negoziato un nuovo accordo che preveda la sorveglianza di terza parte per le visite di Eitan alla famiglia Peleg". 

Stando a quanto denunciato dai Peleg al Tribunale israeliano, sulla base della intesa temporanea tra le famiglie raggiunta nelle scorse settimane, prima della sentenza di lunedì, e che prevedeva una permanenza alterna del bambino di tre giorni tra Aya e il nonno Shmuel Peleg, la zia avrebbe dovuto riportare il piccolo al nonno e invece non lo ha più fatto. La zia non avrebbe nemmeno più risposto al telefono e non ha più riportato il minore ai Peleg anche se erano stati emessi dei solleciti. La stessa Aya, però, si è rivolta al Tribunale per chiarire di aver scelto di tenere con sé il nipote, dopo la sentenza, perché non si fida più dei Peleg, dopo che il piccolo è stato portato via dal nonno da Pavia l'11 settembre, e soprattutto in assenza di controlli nel corso degli incontri.

(Unioneonline/v.l.)

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