I militari turchi sono pronti a superare il confine ed entrare nel nord della Siria, territorio finito in mano ai curdi.

Lo annuncia su Twitter il capo della comunicazione della Presidenza di Ankara, Fahrettin Altun, precisando che l'esercito turco marcerà al fianco dell'Esercito siriano libero, le milizie arabe locali cooptate da Ankara in funzione anti-curda.

"I militanti (curdi) dell'Ypg hanno due opzioni: possono disertare oppure noi dovremo fermarli dall'interrompere i nostri sforzi di contrastare l'Isis", ha aggiunto Altun.

L'offensiva turca va contro la frenata di Donald Trump, che ha confermato solo lo spostamento di "50 soldati" dalle postazioni di frontiera ed escluso una "luce verde" all'aggressione ai curdi: "In nessun modo abbiamo abbandonato i curdi, che sono gente speciale e meravigliosi combattenti", ha assicurato via Twitter il presidente americano, che il 13 novembre riceverà proprio Erdogan alla Casa Bianca.

"La Turchia è un grande partner commerciale degli Usa", ha sottolineato il tycoon rilanciando al contempo gli avvertimenti: "Ogni combattimento non forzato o non necessario da parte della Turchia sarà devastante per la sua economia e per la sua valuta molto fragile".

Anche l'Iran ha espresso alla Turchia la sua contrarierà a un'offensiva che provocherebbe "estesi danni umanitari e materiali", mentre la Russia continua a pressare affinché non si danneggi "il processo di pace siriano" in vista della prima riunione della Costituente a fine mese a Ginevra. L'Onu ribadisce la sua preoccupazione chiedendo che "tutte le parti esercitino la massima moderazione". Mentre la Farnesina in serata in un tweet ha esortato ad "evitare azioni unilaterali che possono provocare effetti destabilizzanti" indicando nel "processo politico in ambito Onu l'unica strada per una soluzione duratura alla crisi siriana".

I curdi intanto guardano a nuove possibili alleanze e potrebbero finire tra le braccia di Bashar al Assad, come più volte ventilato in passato. "Stiamo considerando una partnership col presidente siriano con l'obiettivo di combattere le forze turche", ha detto oggi Mazlum Abdi, comandante in capo delle forze curdo-siriane nella regione.

Un ammiccamento che ha subito trovato sponda a Damasco, dove il viceministro degli Esteri Faysal al Miqdad ha invitato i curdi a "tornare nell'abbraccio della patria siriana" invece di "sprofondare negli abissi" e assicurato che ogni "occupazione" sarà respinta.

(Unioneonline/D)
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