Al via da domani, in Vaticano, il processo sulla presunta malagestione delle finanze della Santa Sede, nell’ambito dell’inchiesta che vede coinvolto, assieme ad altre 9 persone e quattro società, anche Giovanni Angelo Becciu, ex sostituto della Segreteria di Stato ed ex prefetto delle Cause dei Santi, il primo nella storia ad essere processato in Vaticano da giudici laici, dopo la recente riforma di papa Francesco.

I reati ipotizzati dall’accusa sono quelli, a vario titolo, di peculato, truffa, abuso d'ufficio, appropriazione indebita, corruzione ed estorsione.

Sotto la lente degli investigatori del Vaticano ci sarà quello che gli stessi inquirenti hanno definito "un marcio sistema predatorio e lucrativo" ai danni della stessa Segreteria di Stato e dei suoi fondi caritativi come l'Obolo di San Pietro. Un sistema che avrebbe - anche questo sostiene l’accusa - prodotto gravi perdite per le casse vaticane.

Becciu, in particolare, dovrà rispondere di peculato e abuso d'ufficio, oltre che di "subornazione" di un testimone (si tratta di monsignor Alberto Perlasca, cui avrebbe cercato di far ritrattare le deposizioni accusatorie chiamando in aiuto il superiore gerarchico diocesano, il vescovo di Como Oscar Cantoni).

Ancora, Becciu dovrà rispondere di oltre 570mila euro bonificati dalla Segreteria di Stato alla manager cagliaritana Cecilia Marogna (anche lei a giudizio per peculato), che sarebbero poi finiti in spese personali e oggetti di lusso, e dei finanziamenti a beneficio della cooperativa del fratello Antonino (600mila euro dai fondi Cei e 225mila da quelli della Santa Sede).

"Sono vittima di una macchinazione ordita ai miei danni", ha dichiarato Becciu, promettendo in sede di giudizio di "smentire le accuse e dimostrare al mondo la mia assoluta innocenza".

La corte sarà presieduta da Giuseppe Pignatone, ex capo della Procura di Roma. 

(Unioneonline/l.f.)

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