"Crediamo nella giustizia. Io non sono parte della famiglia però la famiglia ha dato in mano la questione a un avvocato e sono in attesa di avere la loro giustizia. Io non posso dire altro".

Così Christian Ghinaglia, il compagno di Shirley Ortega Calangi, la donna di origine filippina di 49 anni morta dopo lo scontro di sabato 7 dicembre a Milano tra un filobus e un mezzo della raccolta dei rifiuti.

L'uomo ha parlato nel giorno dei funerali della vittima a cui erano presenti anche i vertici dell'Atm, l'azienda trasporti del capoluogo lombardo.

"Hanno chiamato per informarci e chiedere se potevano venire. Shirley era una persona che accetterebbe chiunque. La colpa dell'accaduto, inoltre, è di una persona sola. Per noi chiunque vuol venire è accettato", ha detto l'uomo.

Ghinaglia aveva conosciuto la fidanzata quattro anni fa tramite amici. Dalle Filippine è arrivata anche la figlia della Ortega Calangi. "Soffre, però, è una persona forte, molto colta e ce la farà", ha spiegato il compagno della vittima. "Come si va avanti? Dobbiamo ricordarla come una persona che sorrideva sempre, anche nelle difficoltà, e ci ha insegnato a tenere lontano tutte le cose negative e cercare di essere felici con quello che si ha".

Intanto, mentre la procura di Milano ha dato il via libera per espatriare la salma di Shirley, proseguono le indagini sull'accaduto, che ha provocato anche 18 feriti.

L'autista del bus e anche quello del camion dei rifiuti restano indagati per omicidio colposo. Alla base della disgrazia c'è il mancato rispetto della precedenza da parte del mezzo Atm che è passato con il rosso.

(Unioneonline/M)
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