Bimbi di appena 6 mesi.

C'erano anche loro tra le vittime delle torture immortalate nei video trovati nelle chat dei presunti pedofili individuati nel maxiblitz anti-pedopornografia coordinato dalla Procura di Milano.

Centinaia di migliaia i file scambiati nelle conversazioni: "materiale tossico", "conversazioni allucinanti", "scene dell'orrore", le descrizioni di investigatori e inquirenti. Quasi una ventina di persone sono state arrestate in flagranza tra ieri e oggi in tutta Italia (coinvolto anche un sardo), a seguito di una sessantina di perquisizioni in 53 province e 18 regioni e con sequestri di dispositivi informatici eseguiti dalla Postale di Milano e del Centro nazionale per il contrasto della pedopornografia online di Roma.

E' la più imponente operazione degli ultimi anni contro la pedopornografia online.

Per due anni agenti sotto copertura hanno seguito passo passo il moltiplicarsi di quelle chat in cui i "promotori" di un'associazione per delinquere (reato contestato nell'indagine), un ottico 71enne napoletano con collaborazioni universitarie e un disoccupato ventenne veneziano, che amministravano i gruppi, cercavano di non far accedere persone che avrebbero potuto creare loro problemi. E sarebbero stati sempre loro a reclutare "nuovi sodali" in ogni parte del mondo.

Affermati professionisti, operai, studenti, professori universitari, pensionati, un vigile urbano. Un impiegato 60enne deteneva da solo quasi 31mila file ed è finito in carcere. Dei 432 utenti identificati, che utilizzavano canali e chat per far girare il materiale, un'ottantina risiedono in Italia, gli altri all'estero dove sono stati eseguiti negli ultimi giorni una ventina di arresti, tra Asia, Europa (un blitz in Spagna in particolare) e Sud America. Dei 159 gruppi individuati, sedici erano delle associazioni per delinquere (tra i reati quelli di detenzione, diffusione e cessione di materiale pedopornografico), al cui interno si distinguevano "promotori, organizzatori e partecipi", con ruoli e compiti definiti.

Oltre allo scambio di immagini di violenze su bambini - video realizzati soprattutto in Paesi africani, asiatici, come le Filippine, e sudamericani - in alcuni casi i presunti pedofili avrebbero offerto anche la possibilità di arrivare ad avere "contatti diretti" con minori. Tentativi di adescare bambini che emergono proprio da alcune chat monitorate.

Inquirenti e investigatori, in contatto con le autorità di diversi Paesi, stanno approfondendo i filoni relativi agli abusi filmati e poi fatti circolare sui gruppi.

(Unioneonline/D)
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