"Anche Yara, ne sono convinto, spera nella vera giustizia".

Alla vigilia della sentenza d'appello, Massimo Bossetti - condannato in primo grado per l'omicidio della 13enne di Brembate di Sotto (Bergamo) - ha scritto una lettera in cui si dichiara ancora una volta innocente.

Una posizione che ribadirà domani davanti alla corte d'assise di Brescia: l'ultima udienza del processo si aprirà infatti con le nuove dichiarazioni spontanee dell'imputato, poi i giudici - due togati e sei popolari - si riuniranno in camera di consiglio per emettere il verdetto.

"Da tre anni invoco la mia innocenza, da tre anni chiedo anche tramite i miei avvocati l’unica cosa che può consentire di difendermi, la perizia in contraddittorio sul Dna", si legge nel documento.

"Posso marcire in carcere per un delitto atroce che non ho commesso senza che mi sia concessa almeno questa possibilità?".

Secondo l'accusa, l'assenza del Dna mitocondriale dell'imputato nelle tracce trovate sugli slip della vittima "non inficia il risultato: è solo il Dna nucleare ad avere valore forense".

"Quel Dna non è suo, non c'è stato nessun match, ha talmente tante criticità - 261 - che sono più i suoi difetti che i suoi marcatori", hanno risposto i legali Claudio Salvagni e Paolo Camporini.

Bossetti poi conclude: "Confido che finalmente sia fatta Giustizia e io possa tornare a riabbracciare i miei cari da uomo libero e innocente quale sono, anche se ho una vita stravolta e comunque segnata per sempre".

Venerdì si è tenuta l’ultima giornata di dibattimento.

Il sostituto procuratore generale Marco Martani ha chiesto di confermare il carcere a vita stabilito il primo luglio di un anno fa dall’Assise di Bergamo e di condannare Bossetti anche a sei mesi di reclusione per avere calunniato il collega di lavoro Massimo Maggioni.

(Redazione Online/F)

© Riproduzione riservata