Siliva Romano è arrivata poco prima delle 17.30 a casa sua in via Casoretto a Milano. Assieme a lei la mamma e la sorella.

Ad accogliere la cooperante milanese di 24 anni rapita in Kenya nel 2018 e liberata due giorni fa, un lungo applauso. Numerose le persone che si sono affacciate alle finestre per salutarla.

A bordo di un suv grigio, scortata da carabinieri e polizia, Silvia indossava un tradizionale abito delle donne somale. Si è tolta per un attimo la mascherina per mostrare un sorriso, poi è entrata nel palazzo in cui risiede la madre.

Polemiche sul riscatto o sulla sua conversione? Tornerà in Kenya? Non ne vuole sapere. "Sto bene. Rispettate questo momento", queste le uniche parole pronunciate davanti ai giornalisti rientrando a casa.

Poi si è affacciata dalla finestra della sua abitazione salutando la folla di persone e operatori dell'informazione in strada. Ha mostrato il pollice alzato e si è messa la mano destra sul cuore, mentre tutti scandivano il suo nome tra gli applausi. Pochi secondi, poi è rientrata in casa.

TUTELA - Si valuta il tipo di tutela, fissa o mobile, a cui verrà sottoposta Silvia Romano. E' quanto si apprende da fonti delle forze dell'ordine. La ragazza è stata oggetto sui social di critiche e anche insulti, più e meno pesanti, per la scelta di convertirsi all'Islam. E' attesa la decisione della Prefettura. Ora la ragazza dovrà stare 14 giorni in isolamento domiciliare secondo le disposizioni per il contenimento del coronavirus. Attualmente di fronte al palazzo dove la giovane cooperante abita con la madre, e dove è arrivata nel pomeriggio, sono posteggiate quattro auto della polizia e due dei carabinieri, con gli agenti e i militari disposti davanti al portone.

L'INCHIESTA - Intanto l'ufficio del procuratore generale della Somalia ha avviato un'inchiesta e chiede il supporto dell'Italia nelle indagini e nello sviluppo dell'azione penale contro i sequestratori.

LA CEI - "Tutti in questo momento la sentiamo nostra figlia. Una nostra figlia che ha corso dei pericoli enormi, che ha avuto coraggio e forza d'animo", ha dichiarato il presidente della Cei cardinal Gualtiero Bassetti.

"C'è stata una festa da parte di tutti perché veramente era una nostra figlia. Abbiamo potuto riabbracciarla almeno col cuore: questa ragazza ha una grande grinta e forza interiore, così si è salvata. E' stata spinta da moltissimi motivi, religiosi e umanitari, e questo l'ha aiutata a sopravvivere", ha aggiunto per poi tessere le lodi alla nostra politica estera. "La politica, nel senso più nobile della parola, ha fatto la sua parte".

(Unioneonline/L)
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