Prestiti per 10 milioni con soldi pubblici a imprese della ‘ndrangheta: Banca Progetto in amministrazione giudiziaria
Eluse le norme antiriciclaggio, erogati finanziamenti con garanzie statale(Ansa)
Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
La Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Milano ha disposto l'amministrazione giudiziaria per una banca d'affari milanese, Banca Progetto, per aver concesso finanziamenti per oltre 10 milioni di euro, come accertato dalle indagini del Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf e del pm Paolo Storari, a società legate alla 'ndrangheta.
Si tratta, viene precisato, di finanziamenti garantiti dal fondo per le piccole medie imprese, quindi "aiuti di stato a sostegno dell'economia nell'emergenza del Covid" o "a seguito dell'aggressione della Russia contro l'Ucraina".
L'analisi dei "fascicoli bancari", si legge in una nota del procuratore di Milano Marcello Viola, "ha consentito di appurare come l'intermediario", ossia Banca Progetto, "spesso eludendo i principi della normativa antiriciclaggio, ha erogato finanziamenti assistiti da garanzia statale in favore di società pienamente inserite all'interno di dinamiche criminali, in quanto oggetto della contestazione del delitto di trasferimento fraudolento di valori, in alcuni casi commessi con l'aggravante del metodo mafioso, consistito nell'agevolazione della 'locale' di 'ndrangheta di Legnano/Lonate Pozzolo", provincia di Varese.
Il "modus operandi" di Banca Progetto spa "opaco e discutibile" ha di fatto "trasferito il rischio di insolvenza, in concreto verificatosi, sullo Stato", finanziando con fondi a garanzia statale società legate alla 'ndrangheta, e ha determinato "il paradosso che il denaro confluito nelle casse della consorteria criminale risulta di provenienza statale".
Banca Progetto, banca digitale guidata dall'ad Paolo Fiorentino, è controllata dall'americana Oaktree che però a settembre ha firmato un accordo per cedere il suo 99,82% ai fondi gestiti da Centerbridge Partners.
Emblematica secondo i giudici di Milano una dichiarazione resa lo scorso 14 marzo da Maurizio Ponzoni, ritenuto vicino a una cosca della ‘ndrangheta e che avrebbe ottenuto, tramite società a lui riconducibili, i 10 milioni. «Secondo me, se Banca Progetto prendeva il mio nome e cognome, faceva una ... diceva 'lasciamo stare tutto'».
Per quei finanziamenti "il meccanismo di concessione" era sempre lo stesso. Era lo stesso Ponzoni a relazionarsi "direttamente" coi funzionari della banca. Lui, tra l'altro, formalmente "nulla" aveva a che fare con le società finanziate e, dunque, i funzionari avevano "ben chiaro che il vero referente-destinatario" dei prestiti era lui. E non hanno comunque "attivato alcun controllo sulla sua persona". Sarebbe bastata, come ha detto lo stesso Ponzoni, una "semplice consultazione" da "fonti aperte", anche perché i media "diffusamente" avevano parlato del suo arresto nel marzo 2023.
(Unioneonline)