Si riapre dopo 42 anni uno dei principali cold case emiliani. Un omicidio, quello del professor Giorgio Montanari, direttore 51enne della clinica ostetrico-ginecologica del Policlinico di Modena, assassinato con sette colpi di pistola la sera dell’8 gennaio 1981 dopo aver concluso una giornata di lavoro in ospedale.

Il caso è stato riaperto è una persona è iscritta nel registro degli indagati: è il papà di un uomo, all’epoca dei fatti neonato, che riportò lesioni durante il parto. Il movente, si ipotizza, è da ricercare in una ritorsione nei confronti dell’allora primario.

Archiviato nel 1991 prima e nel 2020 poi dopo la riapertura dell’inchiesta, ora il caso si riapre clamorosamente: lo ha deciso la Procura di Modena dopo nuovi e al momento ancora ignoti elementi, e di nuove tecnologie investigative a disposizione degli inquirenti.

Anna Ponti, vedova novantenne dell’uomo, non ha mai smesso di cercare la verità.

Si tratta, precisano i magistrati, di una pista. E l’iscrizione di quest’uomo nel registro degli indagati, viene spiegato, è un atto dovuto per permettere accertamenti. A lui la Squadra Mobile di Modena è arrivata dopo aver riesaminato le cartelle cliniche dei pazienti dell’epoca. Hanno ripreso in mano carte che già erano state analizzate 42 anni fa, hanno ascoltato diversi professionisti sanitari e hanno così aperto all’ipotesi di una vendetta.

Nel 1981 la magistratura modenese si concentrò sull'ambito sanitario per la ricerca del killer. Era da poco entrata in vigore la legge sull'aborto e il professore aveva lasciato libertà di coscienza ai suoi collaboratori. Una decisione che aveva provocato malcontento e attriti in Policlinico. Montanari aveva ricevuto minacce, comprese buste con proiettili, e un suo collega, con il quale i rapporti non erano ottimali, finì indagato. Ma ad oggi l'omicida non è mai stato individuato. L'ultima riapertura del fascicolo fu voluta dall'allora procuratore di Modena Paolo Giovagnoli, dopo che un'arma compatibile con quella utilizzata nel delitto del 1981, una pistola calibro 45, venne venduta all'asta dall'ufficio corpi di reato. Anche quella pista, però, alla fine non portò a nulla.

(Unioneonline/L)

© Riproduzione riservata