La Procura di Livorno ha aperto un nuovo fascicolo di indagine sul disastro della Moby Prince, il traghetto passeggeri della compagnia Navarma che la sera del 10 aprile 1991, appena partito in direzione di Olbia, entrò in collisione con la petroliera Agip Abruzzo vicino porto di Livorno.

Nel più grave incidente della marineria italiana morirono 140 persone, tra cui 26 sardi.

La Procura ha richiesto e acquisito agli atti la relazione conclusiva della Commissione parlamentare d'inchiesta sulla tragedia, i cui risultati sono stati resi pubblici il 24 gennaio scorso in Senato dal presidente Silvio Lai.

Secondo quanto emerso, il disastro non sarebbe riconducibile alla presenza di nebbia e alla negligenza del comando del traghetto: il fenomeno atmosferico fu usato in modo immotivato per giustificare il caos dei soccorsi.

Soccorsi che sarebbero scattati un'ora dopo la collisione, secondo la Commissione: una volta individuata l'imbarcazione e in fiamme, "si è rinunciato a spegnere il fuoco" e dunque "a salvare le persone che probabilmente a bordo erano ancora vive".

Anche perché è "scientificamente impossibile", ha detto Lai, citando il parere di esperti, che tutte le vittime siano morte "nel giro di mezzora", come si era inizialmente pensato.

LE ASSOCIAZIONI DELLE VITTIME: "ASPETTIAMO DI AVERE GIUSTIZIA" - La notizia del nuovo fascicolo è stata commentata in una nota da Luchino Chessa, presidente dell'Associazione 10 Aprile-Familiari Vittime Moby onlus, e da Loris Rispoli, presidente Associazione 140.

"In questo ultimo anno come familiari delle vittime - spiegano Chessa e Rispoli - ci siamo chiesti più volte se gli atti della commissione parlamentare di inchiesta fossero stati trasmessi alle Procure di Livorno e Roma e se le Procure stesse avessero aperto fascicoli in tale senso".

"Come familiari delle vittime - si legge ancora nel comunicato - non possiamo che plaudire per la posizione del procuratore Ettore Squillace Greco che consideriamo un evidente e concreto passo in avanti, nella speranza per fare piena luce su quello che è accaduto la notte del 10 aprile 1991, in attesa di avere giustizia per la sofferenza e la morte orrenda che hanno avuto i nostri cari".

(Unioneonline/F)
© Riproduzione riservata