Maxi blitz antimafia della Dda, che ha dato esecuzione a 31 ordinanze di misura cautelare tra Palermo, Reggio Calabria, Alessandria e Genova. In 29 sono finiti in cella, due ai domiciliari. L’inchiesta ha fatto luce sull’organigramma delle famiglie dei mandamenti di Ciaculli e Brancaccio, che comprende clan come Corso dei Mille e Roccella.

Sono stati identificati capi, gregari e soldati di Cosa Nostra che hanno messo a segno decine di estorsioni ai danni di commercianti e imprenditori e gestito le piazze di spaccio sul territorio. Almeno 50 le estorsioni documentate, le vittime vanno dal piccolo ambulante abusivo all’operatore della grande distribuzione. Non veniva risparmiato neanche un venditore di sfincione, tipica focaccia palermitana.

LE MASCHERINE – C’è Cosa Nostra anche dietro al furto di venti cartoni con 16mila mascherine Ffp3 sottratte e rivendute in piena emergenza Covid.

MEDIAZIONI IMMOBILIARI – La mafia imponeva anche le mediazioni sulle compravendite di immobili nel territorio. I cittadini per concludere affari immobiliari erano costretti ad accettate l'intermediazione degli indagati ritenute dagli investigatori delle vere e proprie estorsioni.

L’ACQUA – I tentacoli della piovra si estendevano anche all’acqua irrigua da fornire ai contadini. Acqua che veniva sottratta direttamente alla conduttura "San Leonardo", di proprietà del "Consorzio di Bonifica Palermo 2". Gli uomini della famiglia mafiosa di Ciaculli avrebbero deviato l'acqua delle condutture incanalandola in vasche di loro proprietà, per poi ridistribuirla ai contadini nelle campagne Ciaculli-Croceverde Giardini e Villabate.

LA DROGA – Immancabile il business del traffico di stupefacenti, importante voce nel bilancio delle famiglie mafiose. Dalle "sei piazze di spaccio dello Sperone", tutte direttamente gestite o comunque controllate dai componenti dei clan, il ricavo presunto calcolato è di circa 80mila euro settimanali. Nel corso delle indagini è emerso che le cosche si rifornivano di droga dalla Calabria.

(Unioneonline/L)

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