Il coronavirus rialza la testa in Lombardia, la Regione più colpita d'Italia?

Analizzando i dati nell'arco dei sette giorni, nell'ultima settimana si registra un aumento sia in termini di contagi che di decessi. Un'inversione di tendenza dopo quasi tre mesi di calo lento ma costante e progressivo.

I NUMERI - I casi registrati tra l'8 e il 14 giugno sono 1.463, contro i 1.227 della settimana precedente. Lieve aumento anche dei morti, passati da 158 a 179. In leggera crescita anche i tamponi, ma la percentuale tra i test e i casi di positività riscontrati è salita dall'1,8% al 2%. Va detto che gli altri dati restano buoni: continuano a calare attualmente positivi (-3.431, sono poco meno di 16mila), ricoveri (-685) e terapie intensive (seppur di solo 13 unità), che sono scese sotto quota cento attestandosi a 94.

Eppure questi numeri potrebbero suonare come un campanello d'allarme. Infatti l'ultima settimana in cui si era registrato un aumento di casi rispetto alla precedente è quella tra il 16 e il 22 marzo, quanto ai decessi l'ultimo aumento risale alla settimana tra il 23 e il 29 marzo. Un'era fa: in Lombardia si registravano 2mila casi al giorno e morivano tra le 2 e le 3mila persone a settimana, mentre aumentavano vertiginosamente i ricoveri e i pazienti in condizioni critiche.

C'è di nuovo un caso Lombardia? L'epidemia in Regione ha ricominciato a crescere, soprattutto nel triangolo "mortale" Milano-Bergamo-Brescia? (A Lodi la situazione sembra più sotto controllo). C'è un collegamento con le riaperture del 18 maggio, che hanno dato il via libera a bar e ristoranti? E' presto per dirlo. Bisogna attendere ancora un po' e vedere se il trend si conferma anche nelle prossime settimane.

"NON C'E' DA PREOCCUPARSI" - Per il governatore Attilio Fontana non c'è da preoccuparsi. "Ora stiamo andando a cercare persone che possono avere l'infezione", ha spiegato a margine della riapertura del Teatro Dal Verme a Milano. "Stiamo eseguendo tamponi mirati, per questo i casi sono tornati a crescere".

Si sussurra che l'aumento dei contagi sia dovuto ai test sierologici - con conseguenti tamponi - che si stanno effettuando nella Regione, che molti dei nuovi positivi in realtà siano "debolmente positivi". Ma in assenza di dati ufficiali è difficile fare considerazioni. La Lombardia, a differenza di altre Regioni, non specifica quanti siano gli asintomatici o i "debolmente positivi" riscontrati ogni giorno. Né quanti dei tamponi positivi siano riferibili a gente che ha fatto il test sierologico.

IL CASO LOMBARDIA - Se il Covid abbia rialzato la testa nella martoriata Lombardia non possiamo dirlo ora. Quel che è certo è che la Regione merita un occhio di riguardo. Le inchieste della magistratura, le voci sulla sostituzione di Gallera (ancora non confermate), e la sostituzione del direttore generale della Sanità (Carlo Trivelli per Luigi Cajazzo), lasciano intendere che qualcosa non ha funzionato.

E i dati parlano chiaro. Nella Regione che ha un sesto degli abitanti italiani è stato registrato il 48% dei decessi e il 38,6% dei contagi. Peggio ancora se guardiamo al numero di pazienti attualmente positivi, addirittura il 60% (15.989 sui 26.274 in tutta Italia, stando al bollettino del 14 giugno).

I DATI DEL 15 GIUGNO - E i primi dati della nuova settimana sembrano confermare il trend. Su 303 casi in Italia, ben 259 sono in Lombardia, l'85,5%. Il rapporto tra i tamponi diagnostici fatti e i casi positivi è schizzato al 6%, a fronte di una percentuale nel resto d'Italia circa 18 volte inferiore (lo 0,33%). Mai il divario tra la Lombardia e il resto d'Italia era stato così alto.
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