"Desidero sottolineare la gravità dei problemi che dobbiamo continuare ad affrontare... Di pomeriggio, è disponibile solo una macchina blindata. Pertanto io, sistematicamente, il pomeriggio mi reco in ufficio con la mia automobile e ritorno a casa alle 21 o alle 22. Con ciò riacquisto la mia libertà, però non capisco che senso abbia farmi perdere la libertà la mattina per essere poi libero di essere ucciso la sera".

Queste parole sono state pronunciate, davanti alla Commissione antimafia nel 1984, da Paolo Borsellino, il giudice ucciso nella strage di via D’Amelio a Palermo il 19 luglio del 1992, assieme agli agenti della sua scorta, tra cui la poliziotta sarda Emanuela Loi.

Le registrazioni di questa e altre dichiarazioni - pronunciate in varie audizioni a Palazzo San Macuto dal giudice simbolo della lotta a Cosa Nostra dal 1984 al 1991 - sono state desecretate oggi e confluite in un archivio del Parlamento.

Oltre a lamentare il fatto che la sua scorta fosse presente solo la mattina, Borsellino parla anche della mancanza di segretari e dattilografi "ne abbiamo bisogno per tutto l'arco della giornata".

Al centro di un altro audio c'è la figura di Tommaso Buscetta, che mentre era latitante incontrava i capimafia in una strada centralissima del capoluogo siciliano.

"Ricordavo che Buscetta mi aveva detto che gli era stato presentato il capomafia di Bagheria mentre passeggiava in via Ruggero Settimo e io gli chiesi come faceva a passeggiare e lui mi rispose: "Nel nostro ambiente si sapeva che tra le 14 e 16 c'era la 'smonta' delle volanti e noi latitanti ci facevamo la passeggiata".

Alla conferenza di presentazione degli audio in Parlamento non ha voluto partecipare il fratello del magistrato, Salvatore Borsellino.

"Nella strage di via D'Amelio mio fratello è stato ridotto a un tronco carbonizzato senza più le gambe e le braccia, i pezzi di quei ragazzi sono stati raccolti uno ad uno e messi in delle scatole per poi essere identificati, separati e racchiusi in delle bare troppo grandi per quello che restava di loro. Ora, a 27 anni di distanza, non posso accettare che i pezzi di mio fratello, le parole che ha lasciato, i segreti di Stato che ancora pesano su quella strage, vengano restituiti a me, ai suoi figli, all'Italia intera, ad uno ad uno. È necessario che ci venga restituito tutto, che vengano tolti i sigilli a tutti i vergognosi segreti di Stato ancora esistenti e non solo sulla strage di Via D'Amelio ma su tutte le stragi di Stato che hanno marchiato a sangue il nostro Paese", ha dichiarato.

(Unioneonline/F)
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