"Per essere state ridotte in quelle condizioni due persone, allora doveva essere per un debito enorme. Ma enorme doveva essere proprio il criminale ad accumularlo. E mio fratello era uno spacciatore semplice. Punto e basta".

A parlare è Dorina Pasho, figlia di Shpetim e Teuta Pasho, i due coniugi di origine albanese i cui resti sono stati ritrovati nelle "misteriose" valigie abbandonate a Firenze, in un campo vicino al carcere di Sollicciano.

Finora gli inquirenti hanno identificato con certezza solo l'uomo, Shpetim, scomparso con la moglie da qualche anno.

La polizia sta cercando il figlio della coppia, Taulent, che era rinchiuso proprio a Sollicciano per reati di droga e che nel 2016, dopo essere stato posto agli arresti domiciliari, si è reso irreperibile.

Oggi del caso ha parlato la figlia dei Pasho, nonché sorella di Taulent.

"Sono andata dai carabinieri per il Dna e sto aspettando le risposte che mi dovranno dare, ma finora queste cose le ho sapute dai giornali", ha detto la donna, residente a Castelfiorentino (Firenze).

"Se fosse stato un delitto per droga, non aspettavano mio padre e mia madre per ammazzarli, perché mio fratello ha abitato da me per anni", ha aggiunto "Avrebbero potuto uccidere me o i miei figli. Se vai a chiedere a Castelfiorentino sanno chi sono, ci vivo dal 2002, ho un nome di persona rispettabile".

Alla domanda se abbia notizie sul fratello Taulent, "lo dirò agli inquirenti", ha spiegato Dorina Pasho, che ha anche sottolineato che "se le ricerche dell'Interpol sui miei genitori sono partite dall'Albania è per merito di mio fratello".

(Unioneonline/l.f.)
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