Scoppia la bufera sulle operazioni finanziarie del Vaticano dopo che cinque dipendenti della Santa Sede sono stati "sospesi cautelativamente dal servizio".

Si tratta, stando a quanto scrive L'Espresso, di due funzionari della Segreteria di Stato, un'addetta all'amministrazione, e due alti dirigenti vaticani, tra cui il direttore dell'Aif Tommaso Di Ruzza, genero dell'ex governatore di Bankitalia Antonio Fazio, chiamato cinque anni fa a dirigere l'anti-riciclaggio in Vaticano nell'Authority presieduta dalla svizzero René Bruelhart.

"I suddetti - si legge nella nota degli inquirenti - potranno accedere nello Stato esclusivamente per recarsi presso la Direzione Sanità ed Igiene per i servizi connessi, ovvero se autorizzati dalla magistratura vaticana".

Le indagini, stando a quanto si apprende, riguarderebbero alcune compravendite immobiliari milionarie all'estero, in particolare immobili di pregio a Londra, e alcune "strane" società inglesi che avrebbero partecipato al business.

Nel mirino anche i flussi finanziari dei conti su cui transita l'Obolo di San Pietro, l'insieme delle offerte di denaro fatte dai fedeli e inviate al Papa per essere redistribuite a sostegno della missione della Chiesa e delle opere di carità. Nel 2015, i conti e gli investimenti da fondi provenienti dall'Obolo avevano raggiunto la somma record di quasi 400 milioni di euro.

Le denunce fatte dallo Ior e dal Revisore generale interesserebbero un arco temporale recente, quando gli uffici messi nel mirino della magistratura, quelli della Prima Sezione "Affari Generali" della Segreteria di Stato, erano guidati da monsignor Angelo Becciu, ex sostituto diventato nel maggio 2018 prefetto per la Congregazione delle Cause dei Santi e cardinale, tra le personalità vaticane più vicine a Papa Francesco.

(Unioneonline/D)
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