"Di Bernardo e D'Alessandro si sono nascosti dietro le mie spalle per dieci anni. Loro hanno riso e io ho dovuto subire, mi sono stancato. Diversamente da me, non hanno mai dovuto affrontare un pm. L'unico ad affrontare la situazione e ad avere conseguenze ero io. In tutto questo tempo ero l'unica persona che aveva da perdere, sono stato anche minacciato".

È ripresa così la deposizione di Francesco Tedesco al processo Cucchi-bis in Corte d'Assise a Roma. Lo scorso dicembre, a distanza di 9 anni dalla morte di Stefano Cucchi, il carabiniere superteste aveva rivelato che il geometra 31enne era stato pestato dai suoi colleghi, accusati come lui di omicidio preterintenzionale.

Rispondendo alle domande delle difese, Tedesco ha spiegato perché ha aspettato così tanto per fare le sue rivelazioni. "Cominciai a maturare la convinzione di dover parlare il 30 luglio 2015, quando fui convocato dal pm, ma ho voluto aspettare che uscissero le mie annotazioni, falsificate e cancellate, per corroborare le mie parole", ha spiegato. E ha proseguito: "Subito dopo la morte di Cucchi sono stato minacciato di essere licenziato, allora non chiesi nulla perché avevo capito l'andazzo. Dopo il 22 ottobre 2009 mi sono trovato incastrato", ha concluso il militare, accusato anche di falso e calunnia insieme al maresciallo Roberto Mandolini.

Poi, a fine interrogatorio, la stretta di mano con Ilaria Cucchi, sorella della vittima, e le scuse: "Mi dispiace".

(Uniononline/M)
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