Mentre in Cina il coronavirus ha già fatto oltre 200 vittime, in Italia il Consiglio dei ministri ha dichiarato lo stato di emergenza della durata di sei mesi in conseguenza del rischio sanitario connesso all'epidemia, con uno stanziamento di 5 milioni di euro.

"Alla luce della dichiarazione di emergenza internazionale dell'Oms - ha dichiarato il ministro della Salute, Roberto Speranza - abbiamo attivato gli strumenti normativi precauzionali previsti nel nostro Paese in questi casi, come già avvenuto nel 2003 in occasione dell'infezione Sars. Le misure assunte sono di carattere precauzionale e collocano l'Italia al più alto livello di cautela sul piano internazionale"

È allerta dunque anche nel nostro Paese, dove ieri il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha confermato i primi due casi di contagio: si tratta di due turisti cinesi, attualmente ricoverati e monitorati all'ospedale Spallanzani a Roma.

Nella struttura 32 persone - casi sospetti - sono in osservazione.

Si indagano sui movimenti dei due turisti: al momento è stato appurato che i due - atterrati lo scorso 23 gennaio all'aeroporto di Milano Malpensa - avevano fatto una tappa a Parma e a Verona prima di arrivare circa una settimana fa a Roma.

Nella città emiliana avrebbero affittato un'auto e sarebbero arrivati autonomamente a Roma.

Intanto c'è un caso sospetto anche in Veneto: un minore del Trevigiano rientrato da un viaggio in territorio cinese.

Intanto l'aereo che dovrà rimpatriare i cittadini italiani bloccati a Wuhan è atteso domenica mattina 2 febbraio.

SARDEGNA - È negativo il primo caso sospetto di coronavirus segnalato nell'Isola.

Si tratta di un cittadino sardo appena rientrato da un viaggio in Cina.

Le analisi subito effettuate - spiega l'assessore regionale della Sanità, Mario Nieddu - hanno portato ad escludere la presenza del virus.

"Abbiamo attivato l'unità di crisi in seguito alla segnalazione del caso di una persona che ha manifestato sintomi compatibili con uno stato influenzale al rientro da un viaggio in Cina - afferma l'assessore - un sospetto che sin dai primi accertamenti si è presentato debole, ma su cui siamo intervenuti subito per escludere ogni rischio".

"La risposta è stata immediata e sono state applicate tutte le procedure indicate dal Ministero, così come abbiamo previsto nei giorni scorsi. In Sardegna sono presenti i test specifici e questo ci ha consentito in tempi rapidi di escludere in modo scientifico la presenza di un'infezione da coronavirus. La macchina dell'emergenza funziona e siamo pronti a ogni evenienza".

SALTA IL CAPODANNO - Intanto, per arginare il rischio, si corre ai ripari in ogni regione, Sardegna compresa.

A Cagliari, tra l'altro, sono stati annullati i festeggiamenti per il Capodanno cinese, previsti per il 9 febbraio. "La decisione - spiegano gli organizzatori - presa, come in altre città italiane e non, "alla luce dei recenti avvenimenti che hanno colpito la Cina".

"Riteniamo - aggiungono gli stessi promotori - altresì doveroso evitare la diffusione di falsi ed eccessivi allarmi, soprattutto per quanto riguarda il nostro territorio: da un lato perché la Cina sta attuando misure di controllo e contenimento encomiabili e senza precedenti, dall'altro perché la popolazione cinese residente in Sardegna non appartiene all'area di Wuhan e territori limitrofi e poco vi ha a che fare. Molti componenti della comunità residente in Sardegna sono nati in loco e alcuni non sono addirittura mai stati nel Paese di Mezzo".

"In questo momento - chiosa il comitato - è utile e doveroso contrastare pregiudizi infondati, attraverso la via della solidarietà e dell'unione, mostrando quanto di bello vi sia nelle nostre due culture che convivono da decenni sotto 'la stessa luna', ma che a volte troppo poco conoscono l'una dell'altra".

(Unioneonline/F)

LA TESTIMONIANZA DI UN SARDO A TAIWAN
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