Al via oggi in Cassazione quella che dovrebbe essere l'ultima tappa del processo al comandante Francesco Schettino, imputato per il naufragio della nave da crociera "Costa Concordia", una tragedia in cui morirono 32 persone tra passeggeri ed equipaggio.

Sia in primo che secondo grado Schettino, imputato (assente in aula) per omicidio colposo plurimo, lesioni plurime colpose, naufragio colposo, abbandono di nave e mancate comunicazioni alle autorità marittime, è stato condannato a 16 anni.

Secondo l'accusa, fu sua la responsabilità di quanto accadde la sera del 13 gennaio 2012: una manovra azzardata nel tentativo di avvicinarsi all'isola del Giglio per un "inchino", senza però calcolare - o sottovalutando - il pericolo di colpire gli scogli.

Per questo il pg ha chiesto ai supremi giudici un'inasprimento della pena, più congruo rispetto alle colpe di cui si sarebbe macchiato l'ormai ex capitano.

A fare ricorso alla Cassazione non è stato solo Schettino, che contesta la condanna arrivata in primo grado nel 2015 a Grosseto e confermata in Appello a Firenze l'anno scorso.

La procura della Corte d'Appello di Firenze aveva infatti chiesto 27 anni di carcere contestando al comandante l'aggravante di essersi messo in salvo mentre le operazioni di evacuazione erano in corso.

Se la Cassazione dovesse clamorosamente annullare la condanna non ci sarebbe molto tempo per un appello bis, visto che la prescrizione scatta il 14 luglio 2019.

C'è poi il capitolo risarcimenti: la Costa ha trovato un accordo con 2623 dei 3206 passeggeri a bordo della nave, che si è concluso con un risarcimento globale di 66 milioni 482mila euro.
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