Gregorio De Falco, il comandante di fregata che la notte del 13 gennaio 2012 aveva esortato con energia il comandante Francesco Schettino a risalire sulla nave con una serie di telefonate, tra cui quella in cui pronunciò la frase, diventata celebre, "Vada a bordo, c..."., è oggi all'udienza sul naufragio della Costa Concordia, ascoltato come testimone. All'udienza è presente anche Schettino.

Della conversazione avvenuta con Schettino dopo l'urto al Giglio sono stati fatti ascoltare alcuni passaggi. De Falco, arrivato di corsa alla sala operativa perché richiamato in servizio, chiede a Schettino: "Quanti passeggeri ci sono ancora a bordo, comandante?". "Non lo so, mi trovo sulla lancia, credo massimo una diecina di persone sull'altro lato". Alla capitaneria di Livorno, però, risultavano almeno 200-300 persone ancora a bordo. De Falco allora domanda, quando la mezzanotte era passata da circa mezz'ora: "Quanti coordinano lo sbarco? Lei dove si trova?". "La nave è giù a 90 gradi, sono su una scialuppa tra la nave e terra". "Comandante: quante persone vede in acqua? Ci sono donne, bambini? Quanti sono? Si stanno buttando in acqua?". "A bordo c'è una decina...". "Può verificare questo dato? Voglio i dati". "Io chiesi quante persone andare a cercare a bordo - ha detto oggi De Falco - insistevo ma il comandante non mi sapeva dare le risposte". "Comandante, chi rimane a coordinare i soccorsi da bordo, chi ci rimarrà, lei?". E Schettino alla domanda di un sottocapo della capitaneria di porto di Livorno: "Ci rimango io". "Grazie, comandante". In realtà non sarà così: Schettino lascerà la nave quando ci sono ancora molti passeggeri a bordo. "Ancora oggi mi chiedo perché sia sceso", ha spiegato De Falco.

Durante l'udienza si è arrivati ad ascoltare anche il noto passaggio in cui De Falco ordinò al comandante della Costa Concordia: "Vada a bordo, c....!". In quel momento Francesco Schettino ha abbassato lo sguardo, agitando un foglio scritto che teneva in mano, mentre parlava con uno dei suoi avvocati. De Falco tentava di convincerlo a risalire sulla nave per coordinare i soccorsi ai passeggeri.

IL CONTROINTERROGATORIO - E' durato oltre tre ore il controinterrogatorio del comandante De Falco da parte dei legali di Schettino: "Come mai aggrediva il comandante Schettino in questo modo? Aveva motivo? Perché lo incalzava così? Lo ha trovato corretto?", sono alcune delle domande che Patrizio Le Piane ha rivolto a De Falco. "Sì, era corretto incalzarlo - la sua risposta - perché c'erano da soccorrere tantissime persone a bordo della Costa Concordia delle quali non riuscivo in nessun modo a stimare il numero, forse duemila". "Schettino - ha aggiunto - non mi dava le informazioni necessarie perciò insistevo perché risalisse a bordo". La difesa dell'imputato ha inoltre sottolineato che De Falco, ordinando a Schettino di "risalire una biscaggina sul lato di dritta di prua", avrebbe sbagliato a indicare la posizione della scala che era invece "a poppa, a sinistra". Il testimone ha però spiegato di aver ricavato l'informazione dalle motovedette impegnate nei soccorsi sul posto. "E comunque - ha concluso De Falco - quello che mi importava era che Schettino risalisse a bordo. Il comandante di una nave è l'anello centrale, quando ci sono da coordinare dei soccorsi, per tutta una serie di servizi". "Mi spiace della cattiva parola con cui chiusi quella frase - ha aggiunto - ma Schettino non mi dava informazioni".
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