Ha inizio con un colpo di scena il processo che riguarda i depistaggi sul caso di Stefano Cucchi, il geometra romano morto nel 2009, mentre era detenuto, all'ospedale Pertini di Roma.

In apertura dell'udienza il giudice, Federico Bonagalvagno, si è astenuto dal processo perché ex carabiniere attualmente in congedo con rapporti con alti ufficiali, come il generale Tullio del Sette, e per aver partecipato a eventi con appartenenti all'Arma. Una decisione dettata dal voler garantire il sereno svolgimento del procedimento.

Nominato un nuovo giudice, il processo è stato così rinviato al 16 dicembre.

Sono otto gli imputati, tutti carabinieri, tra cui alti ufficiali, accusati a vario titolo e a seconda delle posizioni di falso, favoreggiamento, omessa denuncia e calunnia.

Si tratta del generale Alessandro Casarsa, all'epoca dei fatti comandante del Gruppo Roma, e altre sette carabinieri, tra cui Lorenzo Sabatino, allora comandante del reparto operativo dei carabinieri di Roma, Francesco Cavallo, all'epoca dei fatti tenente colonnello e capo ufficio del comando del Gruppo Roma; Luciano Soligo, all'epoca dei fatti maggiore dell'Arma e comandante della compagnia Roma Montesacro; Massimiliano Colombo Labriola, all'epoca dei fatti comandante della stazione di Tor Sapienza; Francesco Di Sano, all'epoca in servizio alla stazione di Tor Sapienza; Tiziano Testarmata, comandante della quarta sezione del nucleo investigativo dei Carabinieri e il carabiniere Luca De Cianni, accusato di falso e di calunnia.

Tra le parti civili già costituite, la presidenza del Consiglio dei ministri e l'Arma mentre il ministero della Giustizia ha presentato istanza.

IL PROCESSO PER LA MORTE - In queste ore intanto si sta svolgendo la penultima udienza al processo che riguarda direttamente la morte di Stefano Cucchi, che vede imputati cinque carabinieri, tra cui tre per omicidio preterintenzionale, la cui sentenza è prevista giovedì 14 novembre.

Il dibattimento è dedicato interamente alle arringhe degli ultimi due difensori, quelli di Alessio Di Bernardo e Raffaele D'Alessandro, per i quali il pm Giovanni Musarò ha chiesto una condanna a 18 anni di reclusione con l'accusa di omicidio preterintenzionale.

"In questo processo si sta facendo una caccia alle streghe - ha detto l'avvocato Antonella De Benedictis, difensore di Di Bernardo, assente perché 'gravemente malato' - perché si vuole trovare il colpevole di una morte ingiusta, una morte ingiusta ma non un omicidio. Cucchi e la sua famiglia hanno subito una grande ingiustizia, lo Stato non ha saputo difendere un ragazzo, che era l'ultimo degli ultimi e i suoi genitori non hanno neanche potuto vederlo in ospedale".

Ma, ha concluso De Benedictis, "Alessio Di Bernardo deve essere assolto perché non c'è un nesso tra il presunto pestaggio di Stefano Cucchi e la sua morte".

(Unioneonline/D)
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