Cocaina, stroncata banda di pusher in Toscana. L'inchiesta nasce da un pastore sardo
L'indagine è partita a maggio 2018, subito dopo l'arresto di Giulio Sale, pastore 45enne di Mamoiada, per l'omicidio di un giovane albanese a SinalugaIl pastore sardo è stato condannato a 16 anni di carcere con rito abbreviato, ma dal suo omicidio ai danni di un 21enne albanese è partita l'inchiesta che ha sgominato un traffico di droga imponente, un'organizzazione in grado di smerciare ogni mese due chili di cocaina pura all'80/85%.
Quattro persone, tre albanesi e un calabrese, sono state arrestate questa mattina nelle province di Siena e Arezzo.
Tutto, dicevamo, è partito da quell'omicidio, avvenuto il 9 maggio 2018. Giulio Sale, 45enne originario di Mamoiada residente a Foiano della Chiana, si presenta a Sinaluga, davanti alla casa in cui la vittima - Andrea N'doja - sta cenando, lo convince a seguirlo fuori e gli spara alla nuca con una pistola. Una vera e propria esecuzione, poi il pastore fugge a piedi prima di essere trovato - tre ore dopo il delitto - in un bosco in località Pietraia, in una zona molto impervia.
Dagli accertamenti su quell'omicidio è emersa l'esistenza di un gruppo di albanesi, vicini alla vittima, dedito allo spaccio di stupefacenti, in particolare cocaina. Tra gli arrestati c'è anche il titolare di un night club dell'Aretino.
La cocaina veniva nascosta in barattoli sotterrati in aree boschive, e in una circostanza un pusher si lamentava per un danno da 20mila euro causato da un cinghiale che, arando col muso il terreno in cui era nascosto un barattolo, aveva danneggiato irrimediabilmente il contenuto dello stesso.
I quattro riuscivano a smerciare circa due chili di cocaina pura all'80/85%, facendola pagare mediamente tra gli 80 e i 100 euro al grammo. Un giro d'affari monstre, da 180mila euro al mese.
Gli appuntamenti con i clienti si fissavano tramite telefonate o messaggi Whatsapp e Messanger.
(Unioneonline/L)