Niente sconti per Cesare Battisti.

La Corte d'assise d'appello di Milano ha infatti rigettato la richiesta presentata dalla difesa dell'ex terrorista rosso di commutare la pena all'ergastolo in 30 anni di reclusione.

Un'istanza, quella degli avvocati dell'ex latitante, basata sull'accordo di estradizione raggiunto da Italia e Brasile, che escludeva, appunto, il carcere a vita in caso di ritorno in Italia.

Così, invece, non sarà.

Per Battisti, rinchiuso nel carcere oristanese di Massama, resta dunque valida la sentenza con "fine pena mai".

Non sono note le motivazioni che hanno indotto la Corte a rigettare la richiesta.

Probabile che a pesare sulla decisione, come ipotizzato nelle scorse settimane, possa essere stato il fatto che Battisti sia stato catturato, lo scorso gennaio, non in Brasile, bensì in Bolivia, dove aveva cercato rifugio una volta intuito che il governo brasiliano aveva intenzione di assecondare le richieste di estradizione italiane.

Dal canto proprio, l'avvocato di Battisti, Davide Steccanella, non contesta l'estradizione, ma la presa in consegna "legittimata da un'espulsione illegittima" e annuncia il ricorso in Cassazione.

I giudici hanno accolto la tesi del pg Antonio Lamanna, considerando legittima l'estradizione e da fonti giudiziarie si apprende che il detenuto potrà beneficiare di permessi tra meno di quattro anni.

La pena, infatti, non è ostativa alla richiesta e, avendo lui scontato 6 anni e mezzo, potrà chiedere al tribunale di Sorveglianza la concessione dei benefici.

(Unioneonline/l.f.)
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