Dal carcere oristanese di Massama in cui è rinchiuso, Cesare Battisti chiede che venga rispettato l'accordo di estradizione tra Italia e Brasile e anche che venga ricalcolata, sulla base dei documenti, la pena da scontare (due gli ergastoli ai quali è stato condannato). È il contenuto della memoria da presentare alla Corte d'assise d'appello che fra pochi giorni (il 17 maggio) si riunirà a Milano da parte del difensore dell'ex terrorista.

L'avvocato Davide Steccanella, ricorda oggi il Corriere, ha già depositato la lettera firmata dall'ex ministro Andrea Orlando con cui si dichiarava l'accettazione delle condizioni "indicate dalle autorità brasiliane, garantendo che il tempo massimo di esecuzione della pena inflitta non supererà nella sua effettività 30 anni di reclusione" e che, inoltre "il periodo di detenzione sofferto dall'estradato in Brasile (...) sarà computato nella pena da eseguire in Italia".

Ecco quindi che, con il nuovo calcolo, la pena residua è di 20 anni e meno di otto mesi. Il problema che rimane è però il fatto che Battisti è arrivato in Italia non dal Brasile ma dalla Bolivia. È lì che a gennaio è avvenuto l'arresto e poi l'espulsione che, dice Steccanella, non ha però rispettato le regole previste. E inoltre le autorità lo hanno consegnato agli italiani con una manovra che non può essere definita espulsione né estradizione.

(Unioneonline/s.s.)
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