Nessuna intenzione di fare passi indietro e nessuna intenzione di giustificare un conto all'estero ereditato dalla madre e dichiarato al fisco.

Il governatore della Lombardia Attilio Fontana verrà prima o poi sentito dai pm della Procura di Milano che lo hanno indagato per frode in pubbliche forniture, ma già oggi nell'aula del Consiglio regionale è chiamato a raccontare come ha gestito un'emergenza sanitaria unica in Italia con un passaggio dedicato anche a respingere gli attacchi politici diventati sempre più forti, dopo il suo diretto coinvolgimento nel caso dei camici forniti e poi donati alla Regione dalla Dama spa, l'azienda della famiglia di sua moglie.

"Oggi intervengo in Consiglio Regionale - ha spiegato questa mattina Fontana dai social - per rispondere alle troppe false ricostruzioni create ad arte in queste settimane per danneggiare me e la giunta che presiedo per mero opportunismo politico". "Le notizie uscite in questi giorni - spiega - avrebbero dovuto porre fine alle polemiche. In molti mi avete espresso solidarietà, vicinanza e finanche ringraziamenti. Altri purtroppo stanno travisando i fatti e, come al solito, in questa Regione lo scarso contenuto politico delle opposizioni porta a ricostruzioni fantasiose della realtà per attaccare la giunta che con orgoglio presiedo".

I FATTI - La scoperta di un bonifico di 250mila euro diretto da Fontana a suo cognato Andrea Dini, titolare della Dama, è costata al governatore lombardo l'iscrizione nel registro degli indagati nell'inchiesta relativa all'appalto da 513mila euro sul quale la Procura ha aperto un fascicolo l'8 giugno, cioè il giorno stesso in cui è andato in onda il servizio della trasmissione Report che ha reso nota la vicenda. E sul conto svizzero intestato a una fiduciaria italiana da cui Fontana avrebbe voluto prelevare i soldi, la Guardia di Finanza farà accertamenti chiesti dai magistrati milanesi come atto dovuto per capire i dettagli di una vicenda ancora non del tutto chiara.

Nella causale del bonifico ordinato il 19 maggio c'era infatti esplicito riferimento ai camici, che il giorno dopo la Dama Spa decise di donare invece che fornire a pagamento alla Regione, anche se poi ne arrivarono meno di 50mila rispetto ai 75mila previsti. Proprio non aver preteso il completamento dell'ordine è alla base dell'accusa di frode contestata anche a Fontana, entrato per i pm con quel bonifico in prima persona nell'intera vicenda.

Il bonifico venne poi bloccato dalla fiduciaria che lo segnalò alla Banca d'Italia e lo stesso governatore lombardo lo cancellò l'11 giugno. Ma sulla liceità del conto non ci sono dubbi, visto che lo stesso Fontana lo dichiarò aderendo alla voluntary disclosure nel 2015, ereditando i soldi alla morte della mamma Maria Giovanna Brunella che li aveva lasciati in due trust creati alle Bahamas nel 2005.

"Nelle dichiarazioni richieste dalle norme sulla trasparenza sono riportati nel dettaglio i miei patrimoni, non vi è nulla di nascosto e non vi è nulla su cui basare falsi scoop mediatici", ha scritto su Facebook ieri. ''Non c'è niente di illecito in quel conto, sono capitali denunciati e scudati, un eredità di mia madre. Non vedo di cosa dovrei vergognarmi'', ha ribadito a La Stampa.

NUOVI DETTAGLI - Oggi, però, a emergere sono altri dettagli: secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, infatti, non c'è mai stato nessun atto formale della Regione Lombardia che ha trasformato la fornitura di 75mila camici in donazione da parte della Dama spa.

Secondo quanto scrive il quotidiano, la trasformazione del contratto non è mai stata registrata: i pm hanno cercato senza trovarla all'interno di Aria, la centrale acquisti regionale, la delibera con la quale la fornitura dal valore di 513mila euro firmata il 16 aprile è stata trasformata il 20 maggio in donazione, e sono arrivati quindi alla conclusione che non esiste.

Quindi, formalmente sarebbe ancora in essere il contratto che prevede la consegna di 75mila camici alla Regione, che ne ha ricevuti invece poco meno di 50mila.

Nel frattempo, il M5S regionale si è dichiarato pronto a presentare la mozione di sfiducia contro il governatore, che non ha però al momento alcuna intenzione di lasciare.

(Unioneonline/v.l.)
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