Calabria, sfida alle 'ndrine: catturate le "vacche sacre" dei clan. "Infranto un tabù"
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Mucche che giravano indisturbate da decenni per le campagne, le periferie, le strade e i terreni agricoli di diverse zone della Calabria, soprattutto nalla piana di Gioia Tauro e nella Locride.
Nessuno si azzardava a toccarle, quelle "vacche sacre", simbolo del potere delle cosche sul territorio, di proprietà delle diverse famiglie di ndrangheta.
Eppure sono sempre state un serio problema: semi selvatiche, pesanti, si muovevano in branco su terreni scoscesi. Vagavano per le strade causando diversi incidenti, molti anche mortali. Una volta anche un treno è deragliato trovandosene una sui binari. Per non parlare degli ingenti danni all'agricoltura: ma nessuno, in terra di 'ndrangheta, si azzardava ad avanzare dubbi sull'opportunità che gli animali andassero in giro indisturbati.
Fino a ieri, almeno: perché il prefetto di Reggio Calabria, Michele Di Bari, ha dato il via a un'operazione per contrastare il fenomeno: diversi capi di bestiame sono stati narcotizzati e catturati, quelli sani sono stati trasportati nel Parco nazionale dell'Aspromonte, i sette malati sono stati abbattuti.
Ed è solo l'inizio, promette il prefetto: "Abbiamo infranto un tabù, facendo venir meno un grande simbolo della 'ndrangheta: dobbiamo sfatare il mito che le mucche siano intoccabili, il territorio è dello Stato. Siamo di fronte a una grande sfida, il primo bilancio è positivo e le attività di questi giorni stanno dando i loro risultati dal punto di vista della sicurezza pubblica e del controllo del territorio".
(Unioneonline/L)