Dopo due anni di lavoro, i ricercatori dell’Università di Milano Bicocca, in collaborazione con nove associazioni, sono riusciti a “ridisegnare” la mappa della distribuzione della foca monaca nel Mediterraneo centrale. E, al contempo, a individuare sei “hot spot”, ovvero zone dove si registra la maggiore presenza di esemplari di Monachus monachus, una delle specie più rare al mondo, tra i quali spicca la Sardegna nord-orientale.

I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista “Scientific Reports”. 

In Sardegna tracce del passaggio delle foche monache sono stati individuati soprattutto nei canyon dell'isola di Caprera, mentre le altre aree in Italia con maggiore presenza sono l’Alto Adriatico - tra Istria e la laguna di Venezia -, il mare del Salento e del Golfo di Taranto, le isole minori siciliane e l’arcipelago toscano. Più a ovest, un’altra zona “calda” è l’arcipelago spagnolo delle Baleari.

Per condurre il monitoraggio, condotto tra il 2020 e il 2021, i ricercatori si sono avvalsi, spiega l'Università Bicocca, di «un rivoluzionario sistema di rilevamento non invasivo, basato sulla ricerca di DNA ambientale in campioni di acqua di mare, analizzati per cercare la presenza di tracce molecolari delle foche», un metodo messo a punto da Elena Valsecchi, ecologa molecolare del dipartimento di Scienze dell’ambiente e della terra dell’ateneo milanese.

«È importante che questi monitoraggi siano svolti in modo omogeneo e scientificamente certificato – spiegano i team leader della ricerca, Elena Valsecchi e Emanuele Coppola –. Solo così potremo avere dati confrontabili che consentiranno di seguire nei prossimi anni il tanto sperato ritorno della specie nel Mediterraneo centrale. Un lieto evento atteso non solo dal nostro Paese, ma anche da Francia, Spagna, Marocco e Tunisia».

(Unioneonline/l.f.)

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