La situazione si aggrava di ora in ora a Bergamo, la città italiana più colpita dall'epidemia di coronavirus con 3.993 persone contagiate e 385 vittime in sette giorni.

Finiti gli ottanta letti a disposizione in terapia intensiva all'ospedale Papa Giovanni XXII: oggi ne sono stati recuperati altri venti ma da domani, per i malati che avranno bisogno di ventilazione e ossigeno, si farà ricorso alla rete delle terapie intensive italiane.

La stessa Azienda ospedaliera Papa Giovanni XXIII parla di uno scenario "drammatico" al Pronto Soccorso, che ieri ha registrato 39 ricoveri e 6 trasferimenti all'Istituto Palazzolo e oggi vede altrettanti pazienti trasferiti e almeno 40 nuovi ricoverati.

"Oggi sono iniziati anche degli incontri di debriefing - spiega il direttore sociosanitario Fabrizio Limonta -, con 5/6 persone al massimo e nel rispetto delle norme di sicurezza. Si tratta di un contributo per cercare di alleviare la pressione a cui tutti i nostri operatori sono sottoposti da settimane".

MORTO UN MEDICO DI FAMIGLIA - Sempre da Bergamo arrivano altre cattive notizie: è morto il primo medico di famiglia contagiato da Covid-19.

Mario Giovita, 65 anni, era stato ricoverato all'ospedale Papa Giovanni XXIII nei giorni scorsi.

Le sue condizioni di salute, stando a quanto si è appreso, sono peggiorate rapidamente e il decesso è avvenuto per le complicanze del virus. A Bergamo i medici di famiglia contagiati sono 100, dicono dalla federazione medici di medicina generale (Fimmg), di cui alcuni in gravi condizioni.

"Un'altra vita che si sarebbe potuta salvare se solo ci avessero dotato dei dispositivi di protezione individuale", dice Silvestro Scotti, segretario generale della Fimmg, che punta il dito "contro quelle amministrazioni, politiche e sanitarie, che hanno abbandonato i medici della medicina generale al loro destino. Lasciandoli privi di quei dispositivi di protezione individuale che per i medici di medicina generale sono anche strumenti di protezione collettiva".

DUE VITTIME ALLE POSTE - Di coronavirus a Bergamo sono morti anche due lavoratori di Poste Italiane.

Lo rende noto Marisa Adobati, componente della segreteria della Slc-Cgil di Bergamo, ricordando che entrambi avevano "lavorato fino a pochi giorni fa, uno in un centro di recapito e l'altro in un ufficio postale di due comuni della provincia di Bergamo. Ora basta, è ora di chiudere gli uffici postali".

(Unioneonline/D)

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