Apparentemente fragili, ma capaci di vincere il “mostro”. Chissà se, per sdrammatizzare, glielo hanno descritto come succede nelle favole; sta di fatto che il “cattivo”, il nemico da battere, era il virus dell'influenza “H1N1” e ben tredici bambini hanno vinto la loro battaglia. Un fatto che (almeno agli occhi dei profani) ha dello straordinario, soprattutto perché molti dei pazienti erano affetti da patologie piuttosto serie e nonostante questo i medici sono riusciti ad avere la meglio sul virus. Persino il piccolo nato da madre affetta da influenza che, per qualche giorno dopo il lieto evento, si è dovuta staccare dalla sua creatura, ma ha poi potuto gioire con l'arrivo della guarigione.

IL CONTAGIO Non è azzardato parlare di evento, che ha avuto come teatro l'Unità operativa complessa di Pediatria dell'ospedale Santa Barbara di Iglesias, dove sono stati seguiti tutti i tredici casi registrati nel corso degli ultimi trenta giorni. E tredici sono anche gli adulti che hanno contratto il virus e hanno dovuto fare ricorso alle cure dei medici degli ospedali di Iglesias (una decina di casi) e Carbonia (tre).

Ma il fatto più eclatante è proprio quello che riguarda i bambini e Umberto Pelosi, direttore del reparto Pediatria del Santa Barbara, non lo nasconde. «I casi di influenza “A” erano associati ad alcune gravi patologie, tra cui diabete in scompenso metabolico, angioedema ereditario con manifestazioni emorragiche, alcalosi metabolica sintomatica, evento convulsivo acuto, neonato nato da madre affetta da influenza A in fase attiva».

CASI DELICATI «In collaborazione con la direzione aziendale abbiamo gestito in sede tutti questi casi che si sono risolti positivamente, pur con le difficoltà che esistono in periferia, ma con la grande dignità di una struttura che cerca di garantire nella quotidianità e in silenzio, l'impegno assistenziale e culturale». Ora che i pazienti sono ritornati felicemente a casa se ne parla con più tranquillità, anche se il panico non ha mai trovato ospitalità nelle corsie dell'ospedale di via San Leonardo. «Si è trattato di casi di una certa rilevanza - aggiunge il medico - ma in presenza di patologie come queste anche l'influenza più comune si sarebbe dovuta fronteggiare con la massima tempestività e nel rispetto del protocollo stabilito. Devo dire che a livello locale siamo stati tempestivi nel fronteggiare l'arrivo del virus, anche per quanto riguarda le vaccinazioni».

LE CURE I casi più gravi sono stati trattati con gli antivirali specifici e, mediamente, il miglioramento è arrivato dopo il secondo giorno di terapia, ma per parlare di guarigione completa si è dovuto aspettare cinque, sei giorni. Discorso valido anche per gli adulti: una decina di casi trattati in ospedale a Iglesias, tre a Carbonia. «Sinora abbiamo affrontato benissimo la situazione - commenta Carlo Murru, direttore dei presidi di Iglesias - non abbiamo mai mandato nessuno negli ospedali di Cagliari, ma i pazienti che si sono rivolti a noi hanno trovato una risposta più che adeguata. Per fortuna non ci sono state scene di panico che abbiamo visto in altre parti d'Italia, il che ci conforta perché dimostra che siamo stati in grado di creare quel sistema capace di allontanare gli allarmismi sempre pericolosi». Lo conferma anche Sergio Pili, responsabile dei presidi di Carbonia e Antonio Macciò, direttore sanitario della Asl del Sulcis Iglesiente, parla di una situazione sotto controllo.

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