Dall’intensa due giorni in programma, domani e sabato, a Cagliari, scaturirà la proposta di un Distretto giudiziario insulare, da inserire negli scenari futuri di una Sardegna rafforzata dalla concreta attuazione del principio di insularità in grado ristabilire, con interventi mirati, un equilibrio di fronte a una condizione di svantaggio.

L’evento si terrà il 14 aprile dalle 15 alle 19 e il 15 aprile dalle 9 alle 13, sarà anche trasmesso in streaming su www.unionesarda.it.

«Saranno presenti – spiega Maria Antonietta Mongiu che guida il comitato tecnico scientifico per l’Insularità – i massimi rappresentanti del mondo della giustizia per un confronto a tutto campo sulle criticità e sulle soluzioni ai problemi. Il ragionamento va impostato tenendo conto dell’importante novità del riconoscimento del principio di insularità nella Costituzione».

Più volte in questi anni, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, i magistrati sardi hanno lanciato l’allarme: «Il problema è nell’organizzazione, nella mancanza di investimenti degli ultimi decenni e nella scarsità di risorse, ad iniziare dal personale di magistratura e del personale amministrativo. Occorre, quindi, un profondo rinnovamento della giustizia e della sua organizzazione». Tutto questo, secondo le toghe, investe la sfera dei diritti dei cittadini: «La loro uguaglianza davanti alla legge non può esistere se non vi è parità di tutti non solo nella teorica parità di accesso alla domanda di giustizia ma soprattutto nella concreta aspettativa di una risposta da parte dell’ordinamento». Ecco perché il tema dell’insularità riguarda anche l’apparato giudiziario nel suo complesso. Non può essere considerato un valore astratto: «Chiediamo che tale principio venga declinato anche nelle decisioni in tema di dotazioni organiche e di distribuzioni degli uffici del distretto. Già in passato il problema era stato sollevato per le peculiarità della nostra geografica giudiziaria. I due tribunali più grandi, Cagliari e Sassari, sono gravati da pendenze difficilmente fronteggiabili con le attuali dotazioni organiche».

Le richieste

Secondo Cristina Ornano, presidente del Tribunale di Sorveglianza di Cagliari, «l’insularità in Costituzione può e deve essere declinata in ogni ambito, anche nella giustizia. Reclamare un Distretto giudiziario insulare non significa invocare un privilegio, ma affermare il diritto all’attuazione del principio di eguaglianza sostanziale di cui all’articolo 3 comma 2 che impone, di fronte a situazioni di disparità e svantaggio, quale è quella che oggettivamente deriva dalla nostra insularità, regole e principi differenziati. Anche l’amministrazione della giustizia può trarre notevoli benefici dall’attuazione della norma costituzionale. Si tratta di avviare un circuito virtuoso che migliori il funzionamento dell’apparato giudiziario». Non sono previsti interventi di politici nella due giorni: «Non a caso – aggiunge Maria Antonietta Mongiu – perché la classe politica in questa fase deve ascoltare. Da subito, il comitato tecnico scientifico per l’Insularità ha messo a disposizione competenze utili a costruire un percorso. Anche in questo caso, dai relatori scaturiranno utili indicazioni per la classe politica che poi, se vorrà, potrà tradurle in decisioni concrete». La riflessione su questi punti è necessaria per definire un modello legale di insularità «cui fare riferimento – sottolinea Michele Incani, sostituto procuratore generale della Corte d’Appello di Cagliari - per individuare le specifiche criticità cui rispondere con soluzioni che abbiano carattere strutturale e tendenzialmente stabili, idonee a realizzare un effettivo superamento delle situazioni di svantaggio».

Altri temi

Si discuterà dell’esecuzione della pena con l’attenzione rivolta alle misure alternative al carcere e alla possibilità di scontare la pena in ambienti in cui è possibile svolgere anche lavori agricoli. Sul tavolo le proposte di «destinare la sanzione detentiva agli autori di reati più gravi e a chi è legato alla criminalità organizzata, di potenziare il sistema delle misure alternative alla detenzione non solo attraverso l’incremento del numero degli agenti ma anche puntando sulla loro formazione, di creare gli istituti a custodia attenuata per tossicodipendenti e diversificare il servizio di trattamento sanitario di autori di reato socialmente pericolosi per patologie psichiatriche».

Massimiliano Rais

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