Svolta sulla morte di Giuseppe CasuI periti: "Fu ucciso dai farmaci"
Clamorose conclusioni del collegio peritale: l'ambulante non è stato ucciso da una tromboembolia e i medici sono responsabili.Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Non è stato ucciso da una tromboembolia dell'arteria polmonare, come risulta dal riscontro autoptico effettuato in ospedale subito dopo la morte. Quindi, il fatto che sia rimasto per sei giorni legato al letto è ininfluente. Giuseppe Casu, l'ambulante quartese di 60 anni morto all'improvviso nel reparto Psichiatria del Santissima Trinità il 22 giugno 2006, è stato stroncato da un «evento cardiaco acuto causato dalla somministrazione di un farmaco, l'aloperidolo, di cui si conosceva da tempo la cardiotossicità. (...) La carenza organizzativa, tradottasi in difetto di assistenza nella fase diagnostica\terapeutica, determinò l'evento mortale, pertanto è da riconoscersi responsabilità in capo ai curanti del servizio di psichiatria. Data la natura del trattamento psicofarmacologico prescelto l'evento era prevedibile e prevenibile».
Così i periti nominati dal Tribunale che processa il primario di Psichiatria del Santissima Trinità Gian Paolo Turri e la sua collega Maria Cantone, accusati di omicidio colposo aggravato dalla colpa cosciente.
Il lavoro dell'anatomo-patologo Elda Feyles, dello psichiatra Guglielmo Occhionero e del medico legale Rita Celli è stato depositato nei giorni scorsi nella cancelleria del giudice Simone Nespoli, a disposizione del pubblico ministero, dei difensori e della parte civile in vista dell'udienza fissata per l'11 ottobre.
Il documento, 55 pagine, risponde ai quesiti posti dal giudice sulle cause della morte di Giuseppe Casu, sulla eventuale colpa degli imputati con riferimento a diagnosi, prognosi e scelta della terapia, sul nesso di causalità tra la condotta dei medici e la morte del paziente. Ebbene, secondo gli esperti, «la contenzione fisica e la sedazione farmacologica, seppure nel loro insieme sostanzialmente accettabili e condivisibili, avrebbero richiesto tuttavia una maggiore attenzione e una costante modalità di sorveglianza in ambito clinico per le motivazioni che schiettamente emergono dalle raccomandazioni nei confronti di un paziente che, per caratteristiche di storia personale e clinica, presentava una condizione di particolare fragilità e un rilevante bisogno di tutela».
Stando ai periti nominati dal giudice, Casu è stato ucciso da un improvviso attacco di cuore dovuto alla somministrazione di un farmaco. Questo contraddice l'esito del riscontro autoptico effettuato al Santissima Trinità subito dopo la morte dell'ambulante e firmato dal primario di Anatomia patologica dello stesso ospedale Antonio Maccioni. Il quale è a sua volta sotto processo (udienza il 5 ottobre) per via della sostituzione dei pezzi anatomici del paziente in concomitanza col sequestro ordinato dalla magistratura dopo la denuncia dei familiari di Casu.
MARIA FRANCESCA CHIAPPE