Non perse tempo: il giorno successivo al tentativo di avvelenamento del marito andò a vivere con l'amante. Il suo obbiettivo era quello di far fuori l'anziano coniuge che scherniva davanti a tutti chiamandolo il tenentino e presentandosi come la sua assistente geriatrica per rimarcare la notevole differenza di età. Mirava alla pensione di reversibilità Maria Loddo, e alla bella casa di Villanova dove coronare il suo sogno d'amore con Duilio Fadda.

Le motivazioni della sentenza con cui il 10 aprile Lady Mercurio è stata condannata a otto anni, al termine di un processo a porte chiuse perché celebrato sì in Tribunale ma col rito abbreviato, svelano una serie di particolari assolutamente inediti. A cominciare dalle dichiarazioni della vittima, Silvio Manca, il marito: aveva saputo dai vicini di casa «dell'insistente presenza di un individuo di Selargius con una vistosa deformazione del volto che pareva particolarmente interessato alla sua abitazione e alla sua persona»; sapeva che la moglie lavorava come «assistente geriatrica per alcuni anziani di Quartu indicati dalle suore di San Benedetto»; ha saputo dell'avvelenamento quando lo hanno dimesso dall'ospedale: solo in quell'occasione il figlio gli ha comunicato dell'arresto della moglie.

L'AMANTE Ma, al di là delle prove che hanno portato il collegio presieduto da Giampaolo Casula a negare perfino le attenuanti generiche, la sentenza si sofferma sulla figura e sul ruolo di Duilio Fadda: è innanzitutto «acclarato che fosse l'amante dell'imputata»; in secondo luogo «ha posto in essere una serie di comportamenti quanto meno insoliti e con buona probabilità indicativi di una sua piena consapevolezza e, verosimilmente, della sua fattiva collaborazione con la Loddo nella realizzazione del delitto, pur escluso il suo concorso materiale nella fase dell'inoculazone del mercurio».

Fadda - indagato per favoreggiamento - aveva conosciuto Lady Mercurio nell'appartamento di Pitz'e Serra dove la donna si prostituiva: aveva risposto a un annuncio sul Baratto perché aveva bisogno di massaggi alla schiena. In quell'occasione «la Loddo gli fornì prestazioni di natura sessuale» e poi tra i due cominciò «una vera e propria relazione sentimentale, avversata dalla moglie di lui, Nunzia Maggio». La Loddo gli diede però un nome falso, gli disse di avere quindici anni in meno, di essere milanese, di aver vissuto con un uomo che l'aveva abbandonata quando era rimasta incinta del figlio e di contare sulla carità delle suore. Fadda scoprì le bugie della Loddo ma non troncò la relazione. Anzi: pretese un appuntamento col figlio di Silvio Manca quando l'anziano era ricoverato al Brotzu (dove non guariva ma, misteriosamente, peggiorava) per dirgli della relazione con la madre. Non solo: la notte dell'avvelenamento, il 22 maggio 2008, Fadda era all'ospedale Binaghi insieme a Maria Loddo: «Non era una presenza casuale perché il suo arrivo era stato preceduto da diversi squilli e messaggini con l'imputata». Anche il giorno dopo Fadda telefonò a Maria Loddo.

IL MERCURIO Ecco perché i giudici scrivono: «Posto che Fadda, per il suo passato di frigorista, ben sapeva reperire il mercurio, cioè nei frigoriferi in disuso, avvicinò una giovane laureanda in agraria tropicale fuori dal Binaghi, durante il ricovero di Manca, e chiese informazioni sugli effetti del mercurio».

Quella di Fadda era una presenza costante in ospedale «da dove andava via sulla sua auto insieme alla Loddo, preoccupandosi di uscire separatamente quando c'erano altre persone». E ancora: «Fadda continuò a mostrarsi in giro con Maria Loddo anche dopo la pubblicazione della notizia dell'avvelenamento e seguì la vettura dei carabinieri quando si allontanarono con l'imputata a bordo».

In un primo momento, Fadda ammise la relazione con Maria Loddo ma poi negò tutto, secondo il Tribunale, per gli accordi fatti successivamente con l'amante. È sicuro che Fadda non ha partecipato all'avvelenamento poiché era stato mandato via dall'ospedale alle 22,30 e il mercurio è stato inserito nella boccetta della flebo tra le 6 e le 9 del mattino, però «può aver concorso con l'imputata, magari fornendole il mercurio e istruendola su potenzialità e caratteristiche del mezzo venefico».

L'AVVELENAMENTO Chi ha agito, dunque, è stata lei, Maria Loddo: «La notte del 22 maggio 2008 pernottò nella camera d'ospedale dov'era ricoverato il marito, era seduta vicino al letto dalla parte dove si trovava la flebo, sotto la sedia c'erano palline di mercurio». Ma, soprattutto, alle 13 del 23 maggio fu vista «prendere la tovaglietta, posta sotto il ripiano del comodino, dentro la quale poco prima gli infermieri avevano trovato, e portato via, una siringa monouso priva di ago con tracce di mercurio. Mise la tovaglietta dentro una busta, poi sollevò il lembo come per controllare se dentro ci fosse qualcosa, quindi la mise nuovamente a posto». Insomma: dopo il tentativo di avvelenamento voleva portar via la siringa ma quando vide che dentro la tovaglietta non c'era più rimise tutto a posto. E non è ancora finita: quando Maria Loddo fu invitata a uscire, lasciò nella camera del marito la sua busta. E lì dentro un'infermiera vide una siringa verde e una bottiglietta da mezzo litro con una sostanza bianca e rosa. Bottiglietta e sostanza identiche a quelle sequestrate in casa della Loddo cinque giorni dopo: la donna disse che si trattava di un antitarme, il consulente tecnico ha scoperto che era un intruglio di antidepressivi.

LA PROSTITUZIONE Da quel momento le indagini hanno svelato la doppia «o meglio, tripla vita portata avanti dalla Loddo già da qualche anno prima dei fatti. Tra il settembre 2003 e l'ottobre 2007 richiese e ottenne il rilascio di cinque diverse carte di identità che alterò nel nome o nella data e utilizzò per stipulare contratti, richiedere inserzioni sul Baratto, acquistare schede telefoniche. Sotto il falso nome di Teresa Ferrario aveva intrapreso da qualche tempo l'attività di massaggiatrice, eufemismo per definire una modalità di pratica di meretricio. Ciò certamente dal giugno 2006, quando firmò un contratto di locazione a Pizt'e Serra con l'aiuto di Sandrino Mascia, successivamente arrestato per una fiorente attività di sfruttamento della prostituzione in case di appuntamento a Quartu, con prostitute-massaggiatrici che attiravano i clienti con annunci sul Baratto. Mascia e la Loddo erano in rapporti così stretti che lui la presentava come sua moglie». Massaggiatrice molto ricercata Lady Mercurio: «I clienti chiedevano di Teresa, se non c'era domandavano quando sarebbe rientrata e andavano via senza richiedere alcuna prestazione alle altre».

MARIA FRANCESCA CHIAPPE
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