Di quel pomeriggio assolato su monte Fossone, dove ora luccicano i graniti di piazza Roma, ha un ricordo quasi perfetto. E 80 anni dopo racconta, senza falsa modestia, che era lei, la bambina in prima fila che tanti anziani ricordano fra alte cariche dello Stato, il vescovo di Iglesias e suo padre Francesco Piga Onnis, Commissario prefettizio di quella Serbariu che di lì a poche settimane sarebbe stata inglobata nell'autarchica città del carbone. Della sua città si sente ora "una piccola madrina o un portafortuna".

LA STORIA - Era il 9 giugno 1937, e domani cadono appunto gli 80 anni dalla cerimonia di Fondazione (da non confondere con l'inaugurazione, il 18 dicembre dell'anno dopo) con la posa e la benedizione della prima pietra, lato ovest della Torre ex Littoria: uno dei momenti simbolici fu il lancio di un mazzo di fiori sul piccolo fosso. Gesto che toccò a chi, oggi, è una serena 86enne, Rina Piga, moglie di Giovanni Cancedda, 92 anni, storico panificatore di Carbonia che ha tramandato l'arte del pane a tutta la sua famiglia. La vita le ha dato gioie (sette figli), dolori (il figlio Carlo è scomparso tragicamente in un incidente insieme al sindacalista Sergio Usai) e tra i ricordi è nitido il ricordo di quel singolare episodio che restituisce una nitida fotografia della nascente Carbonia.

GIORNO SOLENNE - "Un ricordo che ho coltivato - confessa - perché anche se avevo 6 anni poi ho capito che non si trattava di una giornata qualsiasi". Riaffiorano allora i dettagli, "come il semplice mazzo di garofani o bocche di leone, raccolte dal giardino di qualche vicino a Serbariu dove abitavamo con mio padre, e la camminata a metà pomeriggio sino a Monte Fossone attraversando anche un corso d'acqua abbondante nell'attuale via Santa Caterina". Ed essendo allora una bambina, non dimentica "la bustina di caramelle colorate che mi regalò il vescovo".

NASCE LA CITTÀ - Dopo quel 9 giugno, Rina però non si accontenta della cerimonia e, in estate, prende a sbirciare la città in costruzione: "Per noi di Serbariu e delle altre frazioni era enorme il desiderio di vedere cosa stava nascendo, gli uomini erano felici per aver trovato lavoro e le famiglie per aver venduto qualche pezzo di terra: con una biciclettina ci avvicinavamo con le amiche in via Lubiana ed era tutto così nuovo paragonato ai muri di certe case di Serbariu ancora sforacchiati dai proiettili di qualche scorreria di banditi".

Nella divisa da Piccola Italiana assiste nel '38 all'inaugurazione di una città cui lei, in segno beneaugurante, aveva donato dei fiori. Città che, tre quarti di secolo dopo, rivela di conoscere bene: "Faccio vita ritirata ma ho visto di recente spuntare tanti rioni, ora c'è una nuova amministrazione e la cosa mi ha incuriosito". E sa anche della crisi: "Carbonia è forte, resisterà".

Andrea Scano

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