Lo aveva preannunciato il sindacalista Uil, Efisio Aresti: «La riorganizzazione della rete ospedaliera incentiverà la mobilità passiva».

Quella che in questi anni ha superato il costo di 23 milioni di euro, così come annunciato dal commissario Asl, Antonio Onnis, durante l'ultima conferenza territoriale socio-sanitaria (alla presenza dei sindaci) avvenuta l'11 dicembre 2015.

Una cifra che a questo punto potrebbe salire ancora, viste le reazioni stizzite degli iglesienti alla notizia che il Cto, dal 16 maggio, sarà operativo dal lunedì mattina al venerdì sera per le visite programmate, mentre le emergenze e urgenze saranno dirottate al Sirai di Carbonia.

«Avevamo tre ospedali, l'unico rimasto dovrebbe funzionare 5 giorni su 7. È uno scherzo? Qual è la motivazione?», domanda Francesco Cherchi, 77 anni, di Iglesias. «Ho deciso, anche io dovrò programmare la mia malattia», fa spallucce il commerciante Gianni Loi: «Spero di ammalarmi a Cagliari, perché a Carbonia non andrò mai».

Insomma, la formula del week e day surgery al Cto fa storcere il naso ai cittadini che protestano anche per lo smantellamento dei reparti al Santa Barbara, destinato a diventare un ospedale di Comunità o per la lungodegenza. «Questa rivoluzione fa male alla nostra salute, ma anche ai nostri conti», lamentano i commercianti della zona, fra cui Emanuela Pani e Aldo Locci, titolari di un'edicola in via Corsica, e Caterina Puligheddu (bar-tavola calda, via San Leonardo): «I clienti sono dimezzati».

Il fioraio ha deciso di abbassare le serrande del suo negozio di fronte all'ospedale: «Da quando hanno chiuso il reparto di Ostetricia e ginecologia - spiega Roberto Pilia - c'è stato un crollo delle vendite. Ma a parte i clienti, assistiamo ogni giorno all'arrivo, anche da altri paesi, di malati disorientati. Non sanno che i reparti sono stati trasferiti e chiedono indicazioni a noi commercianti».
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