«Bullismo a scuola? L'intervento delle forze dell'ordine ufficializza la sconfitta di una società che non partecipa, non ascolta e purtroppo non interviene tempestivamente. Nella maggior parte dei casi si tace, nel migliore si digita in forma anonima il 113». Giorgio Madeddu, medico e presidente dell'associazione Amici della Vita Sulcis, da trent'anni al fianco di quelli che «la società considera i "deboli"» - dice - e per i quali «organizza inutili convegni piuttosto che agire», interviene sul tema bullismo dopo l'allarme lanciato dal preside del Minerario di Iglesias, Paolo Lamieri. Un coraggioso fra la folla (per aver denunciato), ma prudente - secondo Madeddu - quando manifesta i sospetti sull'uso di sostanze stupefacenti fra i ragazzi: «Il suo "non escludo che a scuola circoli la droga" sembra fuori galassia. Tutti sanno che dal 30 al 50 per cento dei giovani la assume quotidianamente, anche negli istituti scolastici. Edulcorare la realtà serve a non creare allarmismi, ma non aiuta ad assumersi responsabilità». Secondo il medico iglesiente «il bullo esiste perché la comunità si dilunga in convegni e analisi sociologiche. Ma servono fatti», dice. «Il nostro antidoto, come associazione che opera nel Sulcis, è il confronto. Noi col bullo ci parliamo, gli proponiamo il futuro: un metodo che funziona da 30 anni. Tanto è vero che alcuni bulli del passato - svela - darebbero la vita per difendere le vittime di oggi».
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