Non un nome qualunque. Dai sobborghi di Mosca alle stanze ovattate del Cremlino, per tutti è sempre stata la Venere comunista, bionda come Marlene Dietrich, sogno inconfessabile per gli operai e i contadini russi, dalle steppe alla Siberia. Stalin, Iosif, il capo supremo del Cremlino, per lei aveva letteralmente perso la testa. Nessuno saprà mai la natura della sua relazione con il leader comunista, di certo lei poteva entrare nelle stanze del potere della Piazza Rossa senza bussare. Quando Stalin morì, scrivono i biografi, lei, la Marylin Monroe di Mosca, esclamò: «La bestia è finalmente morta».

Il sogno rosa di Stalin

La sua immagine, quella di Orlova Lyubov, classe 1902, la più famosa attrice, cantante, ballerina e artista russa, ancor oggi imperversa nei libri di storia dei primi del Novecento, e la sua “fiaba” drammatica è rievocata sino ai giorni nostri con il misterioso naufragio di una nave russa a lei dedicata. Non si contano le immagini che immortalano la divina Orlova, nemmeno una modesta foto d’anagrafe, invece, della sua omonima moderna, colei che del mito rosa di Stalin ha “ereditato”, chissà come e perché, il nome e cognome.

Freezer & dama russa

La clamorosa fuga da Milano del figlio dell’oligarca russo Alexander Uss, il faccendiere Artem, colpito da un mandato di cattura e di estradizione degli Stati Uniti, rivela nuovi clamorosi sviluppi, tingendosi di rosa e di resa dei conti. Quando due giorni fa i finanzieri hanno bussato alle porte del Don Diego Resort, nell’eremo della Costa Dorata di Porto San Paolo, a sud della Costa Smeralda, sapevano di dover notificare un decreto con un nome e cognome: quello di Artem Uss. Per lui beni congelati, dalle briciole, 160 mila euro, depositate nel conto corrente “transitorio” della filiale del Banco di Sardegna di Olbia e il 41 per cento del milione e mezzo di quote della società che sovraintende la proprietà del resort sardo. In realtà, in quella società, come abbiamo rivelato nelle scorse settimane, pubblicando i documenti, Artem Uss, era stato fatto “sparire”, almeno nominalmente con un’operazione fulminea subito dopo l’arresto a Milano del 17 ottobre dello scorso anno.

Orlova dei giorni nostri

A guidare quella destituzione era stata lei in persona, quella moderna Orlova Lyubov, classe 1972, che della società era già, ancor prima dell’arresto di Artem Uss, il presidente del Consiglio di amministrazione. La “pulizia” dei componenti della struttura societaria è stata gestita come un blitz, senza nemmeno uno straccio di documento ufficiale richiamato nel dispositivo deliberativo, senza che la proprietà di Artem Uss potesse esprimere un sostituto in sua vece.

Il blitz in rosa

La donna russa non ci ha pensato due volte e d’imperio ha direttamente cancellato il posto nel Consiglio di Amministrazione delle società collegate ai beni sardi di proprietà del figlio dell’oligarca russo-siberiano. Ma chi è questa donna che di punto in bianco assume totalmente le redini del patrimonio sardo del fuggiasco? Chi si cela dietro la sua figura? E chi sta gestendo in nome e per conto di Uss questa partita post fuga? Un dato è certo: il decreto del Ministro dell’Economia, che riproduciamo in questa inchiesta, usa parole che appaiono in grado di inchiodare chiunque: le condizioni per «il congelamento dei fondi e delle risorse economiche detenute, anche per interposta persona, da persona fisica che pone in essere condotte che minacciano la pace e la sicurezza internazionale, sussistono nei confronti di Artem Alexandrovic Uss nato nella Federazione Russa il 22 aprile del 1982».

Affari e piani alti

Di certo la dama russa non è una qualunque, non è una prestanome, non ama farsi fotografare, ma è certo che gode di un passe-partout privilegiato per i piani alti del Cremlino. Per ricostruire la storia, i passi, i legami di questa moderna Orlova degli affari, bisogna passare per gli archivi segreti e riservati delle poche organizzazioni che a Mosca mettono insieme migliaia di file e cablogrammi del potere di Vladimir Putin, da quello bancario a quello giudiziario. Quando i militari della Guardia di Finanza di Sassari si sono presentati a Punta Don Diego, nell’eremo estremo di Costa Dorata, in territorio di Porto San Paolo, Gallura del sud, non l’hanno trovata. A rappresentarla c’era la factotum societaria con delega totale, Shanina Alla, consigliera d’amministrazione, manco a dirlo, russa di Mosca.

La signora è a Dubai

È lei che controfirma la notifica del decreto e informa i finanzieri: Lyubov Orlova, presidente del Consiglio di amministrazione, è a Dubai. Lei, la donna dal nome mitologico, è lontana, anche se, per il momento, nessuno qui, in Sardegna e in Italia, la sta cercando. Di certo anche sul suo ruolo si apre ora il capitolo congelamento dei beni, visti i sotterfugi che si consumano sui patrimoni immensi degli oligarchi con lo sguardo rivolto alla Sardegna. Di certo, infatti, la dama di Mosca in terra sarda non è inerme nel mondo degli affari sottobanco del potere russo. La prima triangolazione con l’elite del Cremlino è semplice: il m arito è Dmitriy Chirakadze.

Il Principe

Tutti a Mosca lo chiamano il Principe, non solo perché vanta genealogia regale, ma soprattutto perché è considerato il "re della giustizia elettronica". Non perché sia un fulmine di guerra in informatica o in leggi, semplicemente perché è a capo di un’organizzazione insidiosa capace di penetrare come nessuna altra nei gangli più profondi della giustizia russa. Non è un caso che il suo esordio sia stato senza contegno, vincendo una gara statale per la manutenzione di 76 siti web di tribunali arbitrali, in tutta la Federazione Russa. Con la sua società più evidente, la Pravo.ru, ha un carico di contratti giudiziari per 235 milioni di rubli. Tra i suoi clienti "principali" può vantare il Centro di informazione e analisi dell'Istituto di bilancio dello Stato federale del Dipartimento giudiziario e il Supremo Tribunale arbitrale della Federazione Russa. Insomma, controlla i pilastri del potere di Putin, ha le mani nei settori chiave, dal bilancio alla giustizia, dalle banche all’energia. Il business che ruota attorno al sistema informatico è circoscritto: i fallimenti sono l’enclave preferito dagli avvocati che si fanno imprenditori.

Banche & giustizia

Un legame strettissimo con le banche a partire da quella dell’Alleanza Nord-Orientale. Secondo l’autorevole “The Moscow Post”, il tribunale Basmanny di Mosca ha accolto la richiesta del comitato investigativo della Russia di arrestare in contumacia l'ex presidente del consiglio di amministrazione di quella banca. Il finanziere, fuggito un anno e mezzo fa, è accusato di appropriazione indebita di oltre 200 milioni di rubli. L’ammanco, però, potrebbe essere miliardario. Con lui sotto processo sono finiti 15 dei suoi ex top manager e beneficiari, compreso proprio lui, Dmitry Chirakadze, il marito della dama russa in terra sarda. È lei che si occupa di una miriade di affari, da quelli sardi a quelli siberiani, dal turismo alle miniere. I database russi la indicano come co-fondatrice di diverse strutture del sistema Pravo.ru. Tra i suoi averi anche l’imponente tenuta di caccia nel territorio di Krasnojarsk, proprio in Siberia, luogo di vacanza preferito dei più importanti funzionari russi, tra cui il governatore Alexander Uss, il padre del suo socio in terra di Gallura. Dunque, una triangolazione consolidata, non solo sul versante delle società sardo-russe che governano il golfo di Don Diego, ma anche un legame in terra siberiana.

Cacciato il padre di Uss

È di queste ore, intanto, la notizia che Vladimir Putin ha convocato al Cremlino proprio il padre di Artem Uss. Gli ha notificato lo sfratto da governatore della Siberia, promettendogli una promozione a Mosca. In realtà il livello di gradimento del genitore del fuggiasco si sarebbe ridotto ai minimi termini, tanto da suggerirne un ritiro per un’altra sede. Non appena lasciata la dacia presidenziale l’ex presidente si è fatto immortalare con un gigantesco fuoristrada in tenuta venatoria. Non è da escludere che abbia già raggiunto la lussuosa tenuta di caccia di proprietà della dama russa, socia del figlio Artem nel resort stellato alle pendici della Gallura. Dalle armi alle miniere, dalle banche all’informatica giudiziaria, dalla Siberia alla Sardegna, il filo è sempre più russo. Un piano segreto per mettere le mani sull’Isola.

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