Sì a 200 ettari di pannelli in “aree non idonee”, la Regione impugna i decreti ministeriali: «Rispettate la nostra legge»
Norma sarda bollata come illegittima e inapplicabile nei provvedimenti del Mase che hanno autorizzato due maxi impianti nell’Oristanese. Nuovo scontro con lo Stato sul fronte delle rinnovabiliPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Oltre duecento ettari di pannelli agrivoltaici previsti da due progetti ("Fattoria Solare Soliu" a Solarussa e Zerfaliu, e "Fattoria Solare Tramatza” a Tramatza, Siamaggiore, Solarussa e Zeddiani), nell’Oristanese, sono il nuovo terreno di scontro fra Stato e Regione in tema di rinnovabili. Il Ministero dell’Ambiente, con decreto direttoriale, nei giorni scorsi ha espresso parere di compatibilità ambientale. Motivo: la legge regionale sulle aree idonee, è scritto nel provvedimento, è inapplicabile per via di un’ordinanza del Consiglio di Stato che risale a dicembre. Quindi è stata bollata come “illegittima” perché impone restrizioni rispetto a quella nazionale. Carta straccia, per Roma. Una posizione che da questa parte del Tirreno, all’indirizzo di viale Trento, non è stata presa bene: la Regione ha annunciato l’impugnazione dei decreti di approvazione.
QUI LA RICOSTRUZIONE DELLA VICENDA
I progetti, è spiegato in una nota, «non rispettano le disposizioni della normativa regionale e risultano in contrasto con i criteri stabiliti per la tutela del territorio e del paesaggio. Inoltre, entrambi i progetti hanno ricevuto un parere negativo dalla Soprintendenza Speciale per il Pnrr del Ministero della Cultura, che ha evidenziato significative criticità in relazione all’impatto paesaggistico e ambientale delle installazioni previste».
L’assessora all’Ambiente Rosanna Laconi sottolinea che «non siamo contrari allo sviluppo delle energie rinnovabili, ma pretendiamo che avvenga nel rispetto delle regole, della pianificazione territoriale e della volontà delle comunità locali». L’esponente della Giunta Todde aggiunge: «Abbiamo adottato norme chiare, stabilendo quali siano le aree idonee per tali impianti. Questi progetti non rientrano in quelle aree e, di conseguenza, non saranno autorizzati».
A rafforzare la posizione della Regione, secondo gli uffici che vogliono contrastare l’approvazione dei progetti, ci sarebbe anche una sentenza del Consiglio di Stato, emessa il 5 marzo: il provvedimento, fanno sapere da viale Trento, «sottolinea come la valutazione degli impatti ambientali e paesaggistici degli impianti di produzione di energia rinnovabile debba avvenire nel rispetto delle normative regionali. La sentenza evidenzia che la localizzazione degli impianti deve tenere conto degli effetti sul territorio, sulla biodiversità, sul suolo e sulla qualità del paesaggio, riconoscendo il diritto delle Regioni a disciplinare questi aspetti per garantire la tutela ambientale».
Il Consiglio di Stato «ha inoltre ribadito che i provvedimenti ministeriali non possono ignorare le norme regionali che individuano le aree idonee e non idonee. La pronuncia afferma con chiarezza che la tutela della fauna, delle risorse naturali e degli ecosistemi non può essere subordinata a una generica spinta alla transizione energetica, senza una pianificazione adeguata e senza il coinvolgimento delle istituzioni locali competenti». Inoltre, il Consiglio di Stato «ha evidenziato che la valutazione degli impatti cumulativi sul territorio è un elemento imprescindibile per garantire la sostenibilità delle installazioni. La compromissione del valore paesaggistico, infatti, rappresenta una criticità non eludibile nei processi autorizzativi.»
La sentenza recente, sottolinea l’assessora Laconi, «conferma ciò che sosteniamo da sempre: il territorio non può essere stravolto senza criteri chiari e senza un’attenta valutazione degli impatti ambientali e paesaggistici».