Sentenza Su Nuraxi, allarme per tutta l’Isola
Il Nuraghe “Turriga” a 230 metri dalla distesa fotovoltaica autorizzata. I ritardi nella “tutela” del sito archeologicoPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
In ordine di tempo è l’ultima "Damnatio memoriae" dello Stato italiano alla terra dei Nuraghi. L’ultima “condanna della memoria”, inferta all’antica civiltà del Popolo Sardo, quella Nuragica. La sentenza di due giorni fa del Tar Sardegna, il Tribunale Amministrativo Regionale, sul devastante progetto “agrivoltaico” a 350 metri dal “sistema nuragico di Barumini” è molto più di un allarme. In quelle venti pagine di sentenza i Giudici amministrativi non solo tracciano lo scenario devastante di leggi e progetti che stanno pesantemente circondando l’Isola, ma mettono nero su bianco persino il tardivo intervento degli organi dello Stato nell’apposizione dei vincoli di tutela ai beni archeologici, a partire dai Nuraghi.
Buchi neri & norme killer
Una pronuncia “obbligata” quella del Tar Sardegna davanti ai tanti “buchi neri” nelle procedure di tutela dei Nuraghi intorno a Barumini e, soprattutto, dinanzi a quelle norme “killer” contenute nel famigerato “Decreto Draghi”, il provvedimento che già dal 2021 ha raso al suolo ogni difesa. Lo scrivono in modo esplicito i Giudici amministrativi: «Nessuna delle domande può essere tuttavia accolta, essendo chiari e vincolanti per il Collegio, (quello dei Magistrati n.d.r.) in senso contrario, i disposti normativi applicabili nel caso in esame». Sono, dunque, le norme nazionali ad aver ridotto a “lumicino” sia distanze che tutele archeologiche. Il caso di Barumini è emblematico. È la rappresentazione chiara ed eloquente di passaggi che costituiscono la prova generale di quel che può accadere in tutta l’Isola. Prima di tutto la norma «apparentemente» transitoria del Governo Draghi sulle «aree idonee». È vero che le Regioni avrebbero avuto 180 giorni di tempo per definire le loro «aree idonee», ma è altrettanto vero che quei sei mesi sarebbero dovuti scattare dal momento in cui il Governo avesse adottato il proprio decreto attuativo sulla definizione delle «aree idonee». Atto che, dopo quasi 3 anni, non è mai stato varato. Mario “Bulldozer” Draghi, però, nel decreto legislativo n.199 del 2021, convinto com’era che quella norma attuativa non sarebbe arrivata in tempi rapidi, aveva disposto che la distanza minima da tenere tra un Nuraghe e una distesa di pannelli agrivoltaici dovesse essere di appena 500 metri. Una vera e propria licenza di devastare un bene che, per la storia della Sardegna, non è “solo” un Nuraghe, ma un vero e proprio “Insieme nuragico”, fatto di paesaggi unitari, connessioni visive, altimetrie e posizionamenti strategici. Un “Insieme”, appunto. Un “Unicum”, sosteneva con voce flebile, ma vibrante, il “Sardus Pater” Giovanni Lilliu, il “padre” della Civiltà Nuragica. Un passaggio della sentenza, quello che richiama i limiti dei 500 metri, che disarma Magistrati e rende inerme un Comune, come quello di Barumini, pure proteso alla difesa ad ogni costo della propria storia e dei suoi beni più antichi. Il vulnus della distanza è uno dei perni dell’azione devastatrice dei Palazzi di Roma che hanno di fatto imposto distanze dai beni archeologici, per definire le «aree idonee», tutte protese a favorire la speculazione energetica, calpestando in ogni modo gli altri “valori” costituzionali del paesaggio, dei beni archeologici e culturali.
“Trogloditi” delle distanze
L’esempio della sentenza su Barumini-Tuili è emblematico: per lo Stato, in quell’area così delicata e sensibile, l’importanza di un bene archeologico la si misura con distanze imposte da “trogloditi” della storia, capaci di valutare il valore universale di un patrimonio storico solo a colpi di metri e decametri. Un merito va riconosciuto alla sentenza: spalanca gli occhi a chi ancora li voleva tenere chiusi, mette spalle al muro coloro che pensano di affidare la Sardegna al prossimo decreto del Governo sulle “aree idonee”. La decisione del Consiglio regionale sardo di attendere la definizione del decreto di Roma sulle «aree idonee» ha un solo paragone: quello dei «tacchini d’America» che invocano il giorno del Ringraziamento per essere consumati con avidità nelle tavole degli States. Una domanda si impone sullo scacchiere politico: se quel decreto conterrà, come è previsto che contenga, una distanza di 500 metri per gli impianti fotovoltaici e tre chilometri per le pale eoliche dai beni archeologici, la Regione sarda darà l’intesa?
Civiltà a pezzi
È fin troppo evidente che, essendo la civiltà nuragica calata nel paesaggio rurale della Sardegna, sarà letteralmente fatta a pezzi, nonostante i suoi 3.500/4.000 anni di storia. Non capiterà al Colosseo di Roma che seppure di anni ne ha la metà della Reggia di Barumini si trova all’interno di un centro abitato, non contemplato nella speculazione eolica o fotovoltaica del Governo. La decisione dei Giudici mette tutti davanti alle proprie responsabilità: nessuno potrà più dire che non era a conoscenza degli effetti delle «aree idonee» imposte da Roma ed eventualmente accettate “supinamente” dalla Regione Sarda. A questo si aggiunge un altro aspetto inquietante riportato nella sentenza: «la norma vincola il giudicante a ritenere non rilevante il sopravvenuto vincolo archeologico posto sul Nuraghe Turriga, in quanto il relativo procedimento di dichiarazione ha avuto avvio il 4 maggio 2023 per concludersi poi con il provvedimento del 5 ottobre 2023, laddove il provvedimento impugnato di VIA favorevole è del 27 marzo 2023». Un passaggio cruciale per comprendere il pericolo che incombe sull’Isola. La prima questione è, infatti, sulle distanze: in pratica la “Reggia” nuragica di Barumini è distante più di 500 metri da quella pianificata distesa industriale di pannelli, seppur in asse visivo. A 230 metri da quella “spianata” di silicio progettata in quell’area, quindi dentro la fascia dei 500 metri, c’è, però, il Nuraghe Turriga, nel territorio di Tuili. Distanza questa che sarebbe stata sufficiente per dichiarare quelle aree «non idonee». È qui, però, che si scopre l’ennesimo “schiaffo” di Stato: quel Nuraghe non era mai stato sottoposto a dichiarazione di interesse archeologico, costringendo di fatto il Tar a non poter annullare gli atti del Ministero dell’Ambiente che avevano “impunemente” approvato quella distesa di 24 ettari di pannelli davanti al sito nuragico dichiarato Patrimonio dell’Umanità. In pratica, dicono i Giudici, la Valutazione di Impatto Ambientale è stata approvata il 27 marzo del 2023, mentre il provvedimento di tutela del Nuraghe Turriga, a due passi da Barumini, è arrivato solo a giochi fatti, il 5 ottobre del 2023, con quasi otto mesi di ritardo. Un fatto di una gravità inaudita, soprattutto per le conseguenze devastanti che si potrebbero scatenare in quell’area, aprendo le porte ad un vero e proprio tsunami autorizzativo. Un tema, quello della “dichiarazione di interesse archeologico”, che ripropone l’urgenza assoluta di sottoporre a massima tutela l’intera Civiltà Nuragica della Sardegna. Quanti altri Nuraghi nell’Isola, per esempio, come quello di Turriga, sono privi della “dichiarazione di Interesse Archeologico”? È fin troppo evidente che la rete dei settemila Nuraghi censiti, e altre 2.000/3.000 ipotizzati, potrebbe da sola costituire una prima imponente azione di tutela, decisiva per contrastare pannelli e pale eoliche.
Basta volerlo
Ora sull’Isola, dunque, incombono due grandi questioni: da una parte i devastanti effetti delle «aree idonee» e «non idonee», dall’altra l’urgenza di bloccare questo scempio con «norme urbanistiche» efficaci, urgenti e vincolanti. La differenza tra i due approcci è sostanziale: con le «aree idonee» e «non idonee» la devastazione andrà avanti, seppur con tempi più rapidi per le prime e ordinari per le seconde, mentre con le «norme urbanistiche» si porrebbe fine immediatamente ad ogni devastazione. La Sardegna, del resto, ha competenza primaria in materia urbanistica. Grazie all’art.3 lettera «f» dello Statuto, norma di rango costituzionale, la Regione potrebbe “governare” il territorio senza interferenze di Stato, mettendo alla porta, una volta per tutte, multinazionali, lobby e faccendieri vari. Basta volerlo.