Tutto bloccato. La rete ferroviaria italiana e, quindi, anche quella dell’Isola, è deserta: treni fermi nelle stazioni, braccia conserte dei lavoratori per lo sciopero nazionale indetto da Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Ugl Ferrovieri, Orsa Ferrovie e Fast Confsal.

Enormi i disagi per chi deve raggiungere, soprattutto per necessità, i principali centri dell’Isola: sono stati garantiti i primi treni da Cagliari per Sassari e Olbia in andata e in ritorno, ma le conseguenze del venerdì nero per i viaggiatori sardi sono ben più dure. Tutti a terra dalle 9 alle 17 e l’adesione del personale nell’Isola (e non solo) ha raggiunto – fa sapere la Cgil – il cento per cento.

«Mano a mano che va avanti la giornata capiremo», fanno sapere dagli uffici nazionali di Trenitalia. «Da parte nostra abbiamo avvisato quanto più possibile i viaggiatori, con tutte le forme possibili. La maggior parte dei viaggiatori rimasti nelle stazioni sono soprattutto turisti, almeno nelle grosse città italiane. E’ chiaro che, quando c’è uno sciopero, la situazione che si presenta è questa».

Il mancato collegamento via linea ferrata ha provocato l’intasamento delle strade in direzione di Cagliari, Sassari e Olbia, per citare le città più importanti dell’Isola. In particolare, nell’ora di ingresso negli uffici, la Carlo Felice, già interessata a lavori, presentava code più consistenti rispetto alla media. Disagi si segnalano anche a Carbonia e a Iglesias.

Ma i motivi dello sciopero, a riassumere le ragioni delle sigle sindacali, «sono superiori rispetto a qualche ora di disagio collettivo»: i Confederali e le altre organizzazioni di categoria denunciano il peggioramento delle condizioni di lavoro sia dei ferrovieri che degli addetti delle ditte appaltatrici di pulizie e accendono il faro sulle aggressioni sempre più frequenti. 

«Lo sciopero», scrive in una nota il segretario generale della Filt Cgil Sardegna Arnaldo Boeddu, «considerate le risposte evasive di Trenitalia, era inevitabile. Infatti, a fronte della richiesta delle organizzazioni sindacali di un piano di assunzioni certe nei numeri e nei tempi in maniera tale da poter ripristinare un organico sufficiente per garantire un servizio di trasporto ferroviario senza dover ricorrere ogni volta a richieste di ore di straordinario l'azienda continua a promettere ma mai a dare un concreto segnale».

Tuttavia, la protesta non si limita alla carenza di personale: «Le ulteriori rivendicazioni si concentrano anche sul rilancio del comparto della manutenzione dei rotabili, sul rilancio dei settori della vendita e della assistenza alla clientela, una serie e più moderna riorganizzazione del settore amministrativo», chiude Boeddu. «Serve infine un piano di investimenti che rilanci in tempi brevi l’azienda dopo due anni di pandemia».

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