Schedine vincenti per "pulire" il denaro
L' operazione era stata studiata alla perfezione. Per "pulire" i soldi guadagnati con il traffico di droga erano arrivati ad acquistare un sistema di schedine del Superstar che, in un'estrazione del concorso 55 del maggio del 2007, aveva vinto 10 mila euro.Secondo le accuse dei finanzieri, il trentenne quartese Mauro Sanna (indagato) avrebbe dato la schedina a Marco Eugenio Secci (uno dei presunti capi della banda cagliaritana) in cambio di 10 mila euro. Secci aveva poi incassato il premio (diecimila euro) con un bonifico bancario eseguito dalla Sisal. Oltre ai sette arrestati a febbraio (sei sono in carcere, una, Emanuela Uras, è ai domiciliari), accusati di associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di droga, sono indagate altre quindici persone: Fabrizio Puddu di Quartu Sant'Elena (39 anni), Attilio Ambus di San Sperate (39), Salvatore Aresu di Decimomannu (47), Cinzia Calamida di Sestu (43), Marta Catani di Sestu (36), Luciano Floris di Cagliari (49), la brasiliana Marileia Luiz residente a Cagliari (48), la napoletana Paola Morabito residente a Sestu (43), Paola Oggiano di Cagliari (41), Giancarlo Piras di Monserrato (58), Mauro Sanna di Quartu Sant'Elena (30), la moldava Natalia Savcenco residente a Capoterra (39), Andrea Sunda di Selargius (28), Stefano (30) e Roberto Sunda di Monserrato (53). Catani e Puddu sono accusati di traffico di droga: la prima, compagna di Pier Giorgio Mura (ritenuto uno dei capi della banda), avrebbe ospitato lo spagnolo Josè Cruz Chavez e mantenuto i contatti con gli altri complici, il secondo avrebbe ricoperto il ruolo di corriere. Ambus, Aresu, Calamida, Floris e Luiz sono accusati di favoreggiamento, Catani, Mura e Secci per reati patrimoniali, Piras, Floris, Sanna e i tre Sunda per riciclaggio.
GLI ACQUISTI Dagli accertamenti degli investigatori del Gico, coordinati nelle indagini dal pm Gilberto Ganassi, quindi è emerso che i capi della banda avrebbero intestato, fittiziamente, case, auto e moto a parenti e amici. In un caso Luciano Floris avrebbe attestato (in un documento consegnato al Tribunale del riesame) di aver pagato 15 milioni di lire a Mura per dei lavori nell'appartamento di via Mameli. Lavori, si è poi scoperto, mai eseguiti da Mura ma da una ditta edile. I soldi servivano a giustifacare una parte delle somme sequestrate preventivamente a Mura. Sempre secondo le accuse, i tre Sunda avrebbero ricevuto da Secci più di 100 mila euro per acquistare un terreno edificabile al confine tra Pirri e Monserrato dove sono state costruite quattro villette appartenenti a Secci e intestate fittiziamente a Stefano Sunda. Sempre Floris avrebbe ottenuto da Mura poco meno di 100 mila euro per comprare un lotto edificabile a Sestu e, attraverso un'asta fallimentare, un appartamento a Muravera. Sarebbe stato l'avvocato non iscritto all'ordine a fare l'offerta per conto di Mura. Dopo l'arresto dell'amico l'offerta era stata stranamente ritirata.
M. V.