Attualmente è l’unica paziente del centro Crama, l’ospedale del Parco nazionale dell’Asinara che ogni anno ospita decine di tartarughe caretta caretta. 

Elga, battezzata così dai suoi soccorritori, giovane esemplare di 4 chili di peso, ha riportato lesioni traumatiche conseguenza di uno scontro accidentale con l’elica di un natante avvenuto circa 20 giorni fa. Super coccolata dallo staff del Centro recupero animali marini situato nell’isola a Cala Reale, è stata rinvenuta la mattina del 15 dicembre nei pressi di Cala Spalmatore, località dell’Asinara, dove è stata recuperata da due collaboratori del Parco, Pietro Murgia e Giuseppe Voltattorni, che si occupano di tenere pulite dalle plastiche le coste dell’isola.

L’animale si trovava in riva al mare in condizioni molto critiche. La segnalazione al Centro Crama è stata immediata e l’esemplare è stato trasferito e consegnato al personale che gestisce il Centro dell’Osservatorio del mare. La tartaruga è stata visitata dal veterinario e ospedalizzata con prognosi riservata. All'esame obbiettivo generale, infatti, si è potuto rilevare un esito cicatriziale nella parte prossimale del collo, l’amputazione traumatica della pinna anteriore sinistra, con margini in avanzato stato di cicatrizzazione, lesioni sul margine laterale sinistro del carapace e una amputazione traumatica della pinna posteriore sinistra a livello della tibia, con residuale moncone distale.

Per questo motivo, sulla giovane tartaruga in stato di nutrizione medio, è stato eseguito un curetage dei tessuti necrotici e quindi sottoposta a terapia antibiotica di copertura. Elga è il primo esemplare di tartaruga marina ritrovato spiaggiato all’Asinara e il primo privo di due arti a ricevere le cure del Centro del parco, per cui rappresenta anche un interessante caso studio sulla resistenza di questi animali.

Il personale di Crama, costituito da esperti biologi e veterinari, si occupa del monitoraggio e del recupero degli esemplari di tartarughe marine e di piccoli cetacei, ma esegue anche studi di genetica in collaborazione con l'Università di Sassari, e segue gli spostamenti di alcuni animali anche attraverso la marcatura satellitare. Il Centro opera all’interno di una grande strategia nazionale per la conservazione della fauna marina ed è un anello importante della Rete regionale per la fauna marina in difficoltà.

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