Centouno donne registrate al pronto soccorso di Sassari come vittime di violenza, praticamente dieci al mese. Il dato emerge dal bilancio dei primi 10 mesi del 2023 ed è stato comunicato questo pomeriggio nel corso del convegno sul “Codice Rosa”, promosso dall'Aou e tenutosi nell'Aula Magna dell'università .

«Sul numero complessivo di 101 donne - approfondisce il dirigente medico del pronto soccorso Laura Piras - 46 avevano l'indicatore della violenza di genere, 55 per violenza altrui». E su quest'ultima cifra si apre un'ulteriore specifica. «Il 44 %- continua la dottoressa- ha fatto accesso al pronto soccorso per violenza in ambito familiare, il 12 % in ambiente lavorativo e il restante per motivazioni imprecisate».

Attraverso il “percorso rosa”, approvato con una delibera di luglio, l'Azienda-ospedaliero-universitaria ha strutturato un protocollo che accompagna la vittima, dal triage alla presa in carico all'arrivo nella “stanza rosa”. «Alla donna viene attribuito un codice giallo, o superiore, ed è fondamentale l'apporto degli infermieri perché devono cogliere qualunque segnale di possibile violenza anche se non è definita o raccontata dalla vittima». Un modo anche per evitare ripensamenti e abbandoni. «Spesso infatti - spiega la psicologa ospedaliera Stefania Casula - le donne si sentono in colpa per la loro situazione». A loro, prima delle dimissioni, viene fornito allora un sostegno psicologico per affrontare il terremoto emotivo che le affligge.

E le vittime talvolta possono essere gli stessi medici, come riferito nel convegno moderato dalla professoressa Alessandra Nivoli e dal dottor Fabrizio Demaria. «Sono stata perseguitata da uno stalker - riferisce il dirigente medico Fulvia Ferrari - un malato psichiatrico. Ci si sente soli in questi casi nonostante le denunce fatte ai carabinieri. E magari ci tocca sentire, come successo a me, che era il prezzo da pagare per la mia bellezza». Una frase infelice che denuncia la scarsa empatia di chi non comprende il dramma delle vittime.

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