«A Sassari abbiamo le favelas a due passi dal cimitero». La denuncia viene da chi va a visitare i propri cari e da coloro che lavorano vicino all'ingresso di via Predda Niedda. «Da oltre un mese», lamentano, «ogni mattina troviamo tappeti di bottiglie rotte sull'asfalto». Ma questo è il minimo perché il panorama all'esterno è da terzo mondo. «Ci sono reggiseni e perizomi appesi sui rami e spazzatura d'ogni tipo».

Di notte quel tratto di strada è occupato da diverse donne in abiti succinti. «Sono una trentina, nessuna di nazionalità italiana». Per ore stazionano nelle vicinanze e, talvolta, si riparano dietro i cespugli. «Lasciano siringhe e fiale di metadone. Nei contenitori buttano di tutto e nei vasi abbandonano preservativi pieni di sangue».

Sono gli stessi operatori che devono mettersi a pulire, anche perché quei vetri hanno bucato diverse gomme. «Per non parlare poi delle buche sulla strada, delle vere e proprie voragini». L'appello è rivolto a chi di dovere affinché si intervenga. «Qui fa schifo. Non si può tollerare una tale mancanza di rispetto per il cimitero e i suoi morti».

© Riproduzione riservata