Una camera invivibile. Si trova all’ultimo piano della palazzina di via Colombo 15 a Sassari, nel quartiere di Latte Dolce. Annunciata dalle crepe e infiltrazioni sul soffitto del fabbricato che nella stanza della figlia di Angelo Pinna, pensionato 68enne, diventano una distesa umida che attraversa quattro pareti. Il panorama è impressionante, fatto di gocce che cadono, di muri impregnati d’acqua e che non si sa quanto potranno reggere ancora.

«È cominciato quattro anni fa - racconta Angelo - quando delle forti raffiche di vento avevano scoperchiato questo tetto e altri vicini. Da quel momento ci sta piovendo dentro». Una situazione pericolosa e al limite su cui Area, proprietaria di alcuni stabili in zona, era intervenuta, riferiscono i residenti, con un’incatramatura sul tetto. «Pensavamo fosse provvisorio e invece eccoci qua, con un lavoro fatto male».

Le cui conseguenze costringono la figlia ad abbandonare la casa, pian piano divorata dalle infiltrazioni, con il pavimento di mattonelle che si gonfia per effetto dell’acqua. Intanto è saltato il condizionatore e le infiltrazioni senza tregua puntano verso i fili elettrici finché non faranno saltare la corrente. La stessa sorte accomuna il dirimpettaio, signor Deidda, professione rilegatore, con l’acqua che cade a pochi cm dal pc su cui si trovano decenni di lavori. «Se si rovina il computer denuncio Area», dice. «Vogliamo vivere con dignità - affermano entrambi - perché non siamo cittadini di serie B».

Ma le lamentele dall’Azienda regionale per l’edilizia abitativa non hanno sortito alcun effetto finora, anche se si attende che prima o poi arrivino i soldi stanziati dalla Regione per la riqualificazione di queste palazzine popolari. Intanto il degrado non è solo strutturale ma anche umano, visto che alcune persone hanno tentato di occupare la casa di Deidda, nonostante si sappia che ci vive qualcuno. «Mi auguro che non tornino più».

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