Vicenda paradossale a Sassari. Il Comune, dopo l'avvento del nuovo dirigente dell'Ufficio Roberto Campus, con fondi non propri, non ha voluto pagare l'affitto a 6 famiglie Rom che sfruttavano un finanziamento vincolato della Comunità Europea. Dopo 8 mesi che non pagavano l'affitto alcune famiglie ovviamente sono state sfrattate dai proprietari.

Una di queste famiglie però, da quasi un mese, vive in un albergo cittadino recapitato dalla stessa Amministrazione comunale. Si tratta di un nucleo familiare composto da 4 persone.

Nei mesi scorsi lo stesso ufficio comunale aveva collocato le famiglie Rom in diverse abitazioni del capoluogo, comprese alcune mansarde. Ma il nuovo dirigente le ha definite irregolari sia per categoria che per metratura, soprattutto, a detta del sindacato inquilini "perché erano troppo piccole".

Ma ora lo stesso nucleo familiare vive in una sola camera d'albergo (marito, moglie e due figli). Resta da stabilire con quali fondi ora l'Amministrazione stia pagando le spese dell'albergo.

Il sindacato inquilini ha sempre contestato diversi aspetti della vicenda e l'operato del nuovo dirigente. 

Argentino Tellini

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RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO LA NOTA DELL’AVVOCATO GIANFRANCO MEAZZA:

"I proprietari non stipulano contratti col Comune, ma con gli inquilini.  Il Comune, se il contratto è conforme al bando, eroga un contributo alle famiglie con delega al proprietario.

Il Comune sta regolarmente erogando i contributi ai contratti conformi.  Solo due domande non sono state accettate e, per queste famiglie, non si può erogare il contributo.  

Il Comune ha individuato nelle caratteristiche definite dalla legge regionale n. 13 del 1989 la condizione minima di idoneità dell'alloggio alle necessità del nucleo familiare richiedente. Il bando ha infatti escluso dai possibili beneficiari i titolari di diritti di proprietà, usufrutto, uso o abitazione su un alloggio idoneo alle esigenze del nucleo familiare ai sensi dell'art. 2 della L.R. 13/89 sito in qualsiasi località del territorio nazionale.

A esclusiva tutela delle famiglie, il Comune in un caso non ha potuto ritenere idonea un’abitazione di metri quadri notevolmente inferiori alla norma e, nell’altro caso, un immobile con destinazione locale commerciale, anch’esso di metratura insufficiente.

Lo standard abitativo minimo richiesto è stabilito sia dalla legge regionale n. 13/1989, che dal D.M. sanità 5/7/1975 che stabilisce requisiti igienico-sanitari dei locali di abitazione”.

Lo stesso Meazza ricorda che in precedenza aveva rilasciato le seguenti dichiarazioni a L’Unione Sarda:

«Il Comune paga se le case sono in regola»

Case sì ma a rigor di legge. Il Comune interviene sul caso delle persone rom, sfollate dal campo di San Lorenzo lo scorso ottobre, e in cerca di un'abitazione grazie anche al contributo offerto proprio dall'amministrazione per i canoni di locazione. Supporto monetario fornito attraverso un bando aperto per fronteggiare lo stato di necessità di decine di famiglie il cui solo tetto era spesso quello di un camper.

«Un'emergenza – riferisce l'assessore ai Servizi sociali Gianfranco Meazza – che abbiamo in gran parte risolto». Con l'eccezione di due situazioni che hanno fatto rumore nei giorni scorsi perché i proprietari degli immobili, in cui erano ospiti da mesi alcuni esponenti della comunità musulmana, hanno protestato per il mancato pagamento degli affitti da parte di Palazzo Ducale annunciando di volerli mandar via. «Intanto i proprietari non stipulano contratti con noi ma con gli inquilini. Noi liquidiamo le somme - continua Meazza - se quelli stipulati sono conformi al bando». Congruità qui però assente perché «una casa aveva metri quadri di molto inferiori alla norma e l'altra invece destinazione commerciale». È la legge regionale a chiarire i parametri stabilendo, ad esempio, che per un nucleo familiare da due persone la metratura deve essere di almeno 45 mq e di 95 per sei. Resta però l'incognita sul destino degli sfrattati. «Possono usufruire - conclude l'assessore - del contributo emergenziale per la locazione o del contrasto alla povertà. Ma devono allinearsi ai criteri di agibilità abitativa delineati dal Comune. Dobbiamo tutelare loro ma anche noi».

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