Castelsardo, Roccia dell'Elefante nell'Unesco: al via la valorizzazione
È tra i 17 siti riconosciuti a ParigiPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Tra i 17 siti riconosciuti dall’Unesco spicca la Domus de Janas della Roccia dell’Elefante a Castelsardo che dal 2017 il già sindaco Franco Cuccureddu venne coinvolto dalla professoressa Tanda nella candidatura e l’iscrizione alla Tentative list Unesco.
«La roccia dell’elefante si trova precisamente nella località Multeddu, al km 4,3 della SS 134 che collega Castelsardo al comune di Sedini è un enorme masso di trachite e andesite. In un passato molto lontano, il masso faceva parte del complesso roccioso di monte Castellazzu, dal quale un giorno si staccò rotolando fino a valle posizionandosi proprio dove si trova oggi, dove per anni è stato modellato fino ad assumere la forma animalesca. Al suo interno, custodisce due Domus de Janas, scavate su livelli differenti, probabilmente tra il 3200-2800 a.C. che raccontano con tracce tangibili, la vita dei sardi nell’era preistorica del Neolitico», spiega la sindaca Maria Lucia Tirotto. La Roccia dell’Elefante da oggi patrimonio dell’umanità, uno degli emblemi di Castelsardo,rappresenta una testimonianza di notevole rilevanza archeologica.
Nell’ipogeo superiore si possono distinguere e si conservano ancora bene, tre vani. Il secondo ipogeo, quello inferiore, risulta molto ben conservato ed è caratterizzato da due protomi taurine contrapposte scolpite in rilievo sulle pareti di uno dei vani interni. Questo ipogeo comprende oggi quattro piccoli vani, in origine preceduti da un breve dromos (corridoio) in parte coperto e in parte a cielo aperto. Per questa sua particolarità archeologica, la roccia dell’elefante veniva chiamata Sa Pedra Pertunta, il suo nome originario in lingua sarda, riscontrabile che si traduce letteralmente in “la pietra traforata”.«Come amministrazione comunale abbiamo iniziato con il dare luce ripristinando l’illuminazione notturna alla Roccia, al buio per un intero lustro, consentendo cosi una visione del bene anche dopo il tramonto», ha evidenzito Tirotto. Ad oggi sono in corso vari progetti di conservazione, valorizzazione e fruizione.
«Nel prossimo autunno Anas spa interverrà con la rettifica di un tratto del tracciato esistente, volto ad allontanare la carreggiata dal monumento naturale, e la realizzazione di una rotatoria di collegamento tra la statale 134 e la provinciale 90, in sostituzione dell’attuale incrocio a raso antistante l'area archeologica con un importo di finanziamento di 360mila euro, lavori che verranno svolti in 120 giorni», aggiunge l’assessore ai Beni archeologici, Christian Speziga.
Altro intervento è della Rete Metropolitana Nord Sardegna con importo di finanziamento di 300mila euro diretto a realizzare atti a valorizzare la roccia monumentale, permettendo la fruizione della stessa in totale sicurezza con il rifacimento del percorso pedonale esistente parallelo alla strada statale, la costruzione di un sentiero naturalistico, parallelo ad un muro di sottoscarpa presente a valle rispetto alla strada statale, che circonda la roccia, utile per poter visionare il monumento dal lato posteriore, l’installazione di arredi e totem informativi.
«Il nostro Comune con un importo di finanziamento di 150mila euro prevede il proseguo del camminamento e il rifacimento dello spazio presente di fronte il monumento, partendo dall’area di Multedu, con l’intento di fare rete con i comuni limitrofi dell’Anglona stiamo progettando altre iniziative di valorizzazione dei beni culturali e paesaggistici che vanno dal periodo preistorico all’età contemporanea. È notizia di qualche giorno che la Regione su proposta dell’assessora ai Beni Culturali Ilaria Portas, ha infatti destinato 15 milioni di euro a valere sul Fondo di Sviluppo e Coesione alla valorizzazione dei monumenti che fanno parte del sito seriale "Arte e architettura della Sardegna preistorica. Le domus de janas", candidati al riconoscimento dell’Unesco, sono interventi che hanno come fine la messa in sicurezza, il miglioramento dell'accessibilità e fruibilità, il restauro, la tutela, la riqualificazione urbana e paesaggistica e la valorizzazione dei territori in cui ricadono i beni» ha sottolineato l’assessore Speziga.