Una storia paradossale: di povertà e disperazione. G.A, 43 anni, disoccupato sassarese, col suo nucleo familiare (figlia e un cognato disabile con una sclerosi multipla) abitava da tempo in una casa popolare. Senza ascensore e troppo piccola.

Due mesi fa gli hanno assegnato quindi una nuova casa comunale, al quarto piano (anch'essa senza ascensore). L'abitazione è certamente più grande, ma presenta dei limiti strutturali evidenti. Innanzitutto il terrazzino, pericoloso e decadente, con mattoni rovinati e con grandi crepe dappertutto, frutto di mancate manutenzioni e usura del tempo. «Abbiamo paura a uscire e affacciarci - commenta il disoccupato sassarese -. Quel terrazzino è davvero fatiscente. Per non parlare delle persiane, che non possiamo nemmeno aprire perché il legno è oramai fradicio. Siamo stati costretti ad accettare questa sistemazione - continua -  perché almeno gli ambienti sono più grandi. Ma la casa è invivibile. In questi mesi abbiamo chiamato più volte in Comune per riparare qualcosa. Ma sinora nessuno si è fatto vivo. Sia ben chiaro - conclude - non pretendiamo di vivere in una reggia, siamo gente onesta e umile, ma in un'abitazione che sia almeno sicura».
 

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