Sassari, al via “Adotta un nonno”: gli anziani incontrano i ragazzi fragili
Un modo per ricostruire un tessuto sociale slabbratoPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Contro la solitudine e l’oblio, anche di se stessi. “Adotta un nonno” è l’iniziativa intergenerazionale promossa a Sassari dalla Comunità Pastorale del centro storico, in collaborazione con il Comune, e che si terrà da settembre a maggio.
«Si tratta di un punto di aggregazione- spiega don Eugenio Cavallo- in cui si troveranno gli anziani di Sassari Vecchia con alcuni ragazzi problematici».
A gestire gli incontri trisettimanali, in via Gran Condotto, sarà l’associazione “Strada Facendo. Gruppo sindrome di down odv”.
«Parteciperanno dai 20 ai 30 anziani- e ci farà piacere se se ne aggiungeranno altri- che passeranno ai giovani i loro saperi, dalla ricette della cucina al cucito alle storie della tradizione». Un medium culturale che consentirà alle persone mature di uscire dal proprio isolamento dove, riferisce il sacerdote, «sono molto fragili e manipolabili».
“Adotta un nonno” è allora anche, e soprattutto, un modo per ricostruire un tessuto sociale slabbrato, in cui riscoprire l’idea e la forza della prossimità.
«Mi piacerebbe che si diffondesse la realtà di una porta accanto che si apre, in cui sia possibile incontrare delle persone».
Il microprogetto «che ci auguriamo sia cellula di altri simili», nasce dall’evidenza di una condizione preoccupante degli anziani, sempre più esclusi e talvolta dimenticati, come attestano alcune morti scoperte nel quartiere a distanza di giorni dal decesso.
Andranno a incontrare nel progetto giovani fragili fino a 18 anni, di Sassari e dei paesi limitrofi, che hanno diverse problematiche e che, sostiene don Eugenio, «li isolano socialmente».
«Io credo che la calma dell’anziano- specifica il sacerdote - sia una terapia per questi ragazzi, funga da anti-stress. Noi comunque cercheremo di adattarci a quello che nascerà». Un’operazione che ha l’obiettivo di «mantenere attiva la terza età in un modo socialmente sostenibile, attraverso una leva che riduce i costi sociali».
E con la presenza delle risorse del volontariato, in città molto attive, per venire incontro a chi si sta pian piano eclissando dietro un portone sbarrato e ai giovani che, rifiutati, finiscono con il veder aggravarsi le proprie patologie.